l'Astrofilo settembre 2013
(è appurato che non possono essere sempre stati dove oggi li ve- diamo). Purtroppo, però, l'at- mosfera terrestre è molto opaca alle lun- ghezze d'onda dove quelle molecole hanno i loro picchi di emissione e il segnale proveniente dall'esterno viene di fatto bloccato da quello locale che già “satura” quelle posizioni. Nonostante ciò, un team internazionale di astronomi coordinati da Jayne Birkby (Leiden University, Olanda) si è voluto cimentare ugual- mente nella ricerca di chiare tracce di acqua ed eventualmente di altri composti del car- bonio e dell'ossigeno, puntando l'attenzione verso l'atmosfera di un hot jupiter ben noto agli specialisti, HD 189733b. Si tratta di un pianeta di 1,16 masse gioviane, che orbita in soli 2,2 giorni attorno a una stella nana aran- cione (HD 189733) di 0,82 masse solari, di- stante 63 anni luce e fa- cilmente visibile con un PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ fase orbitale lunghezza d’onda Q ui sotto vediamo alcuni passaggi dell’elabo- razione degli spettri ottenuti con CRIRES dal team di Birkby, che hanno portato all’individua- zione di acqua nell’atmosfera dell’hot jupiter HD 189733b. Ciascuna striscia va intesa come un gra- fico con in ascissa la lunghezza d’onda e in ordi- nata il tempo riferito alla fase orbitale del pianeta. Eliminando dalla prima striscia tutte le righe telluriche più intense e altri segnali inqui- nanti, si giunge a evidenziare nell’ultima striscia le righe dell’acqua cercate, che si mostrano con un andamento diagonale, dovuto alla variazione della velocità radiale del pianeta. [Birkby et al.] binocolo (ha magnitudine 7,7) nella costel- lazione della Volpetta. Il fatto che quel pia- neta transiti sul disco della stella ha aiutato i ricercatori dai tempi della sua scoperta (2005) a caratterizzarlo con precisione e a produrre, tramite satellite, le prime prove della possibile esistenza di acqua e metano nella sua atmosfera. Era pertanto un target ideale dove cercare fuori transito molecole più complesse del monossido di carbonio. È intuibile come Birkby e colleghi puntas- sero sulla capacità delle righe spettrali di quei composti di discostarsi dalle regioni opache dello spettro, attraversando fine- stre trasparenti nelle quali potevano essere individuate. Come già avvenuto per ricerche simili prece- denti, anche in questa occasione i ricercatori hanno utilizzato il CRyogenic high-resolu- tion InfraRed Echelle Spectrograph (CRIRES), montato al fuoco Nasmith dell'unità Antu del Very Large Telescope dell'ESO, la miglior strumentazione al mondo per quel tipo di indagine. In totale sono stati presi 48 spettri (consistenti ciascuno di due set di 5×30 se- condi di esposizione), centrati sulla lunghez- za d'onda di 3,2 micron ( µ m).
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=