l'Astrofilo settembre 2012

ASTROBIOLOGIA ASTROFILO l’ materiale eiettato, calcolando quanto di questo può essere giunto su Phobos in varie epo- che. Le conclusioni sono sor- prendenti: ogni chilogrammo di superficie satellitare con- tiene 0,25 grammi di superficie planetaria eiettata negli ultimi 3,5 miliardi di anni. Essendo impensabile che una qualun- que colonia batterica, per quanto anaerobica e difesa dalle radiazioni dalla polvere in cui si annida, possa soprav- vivere su Phobos oltre 10 mi- lioni di anni, i ricercatori han- no deciso di concentrare la loro attenzione proprio sugli ultimi 10 milioni di anni, otte- nendo come nuova propor- zione mezzo milligrammo di Marte per ogni chilogrammo di superficie di Phobos. Sembra un’inezia, ma quel peso equi- vale a 50 miliardi di particelle di polvere con diametro di un millesimo di millimetro (100 volte più piccole di un grano di sabbia), che è poi la dimensio- ne media dei batteri terrestri. Per arrivare a stimare quel pre- ciso quantitativo il team ha si- mulato ben 10 milioni di tra- iettorie delle particelle di pol- vere, considerando ogni possi- bile velocità, angolo di par- tenza e forza orbitale. Le simulazioni indicano che sia Phobos che Deimos hanno avuto più volte occasione di attraversare le nubi di polveri e detriti vari prodotti da im- patti avvenuti su Marte, e ciò risulta essere accaduto almeno quattro volte negli ultimi 10 milioni di anni. Di tutti gli eventi, il più inte- ressante è sicuramente quello che meno di 5 milioni di anni fa formò il cratere Mojave, largo una sessantina di km e profondo fino a 2,6 km. Quel- A lcune vedute del cratere Mojave, forma- tosi su Marte circa 5 milioni di anni fa a seguito dell’impatto di un piccolo asteroide. Il materiale sca- gliato in orbita nel corso di quell’evento è stato in parte ra- colto da Phobos. Se nella regione interessata dal- l’impatto erano presenti all’epoca forme di vita ele- mentare o al- meno tracce di una sua remota esistenza, una sua rappresen- tanza si è sicura- mente trasferita su Phobos, dove recuperarla sa- rebbe molto più semplice dell’an- darla a cercare di- rettamente sul pianeta. [NASA, JPL, University of Arizona]

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