l'Astrofilo settembre 2012
STRUMENTI ASTROFILO l’ lungo che emergono i piccoli cali di luce gene- rati dai transiti. Ma i falsi positivi dovuti al- la variabilità tipica di moltissime stelle e una serie di altri fattori complicano non poco il compito dei ricercato- ri impegnati nella ridu- zione e nell’interpreta- zione dei dati. Per farsi un’idea di quanto sia difficile in- dividuare con certezza un pianeta in transito tramite le riprese dei KELT, è sufficiente sa- pere che Pepper nel 2003 aveva previsto che l’intera survey (anni di osservazioni) poteva produrre all’incirca 4 scoperte! C’è da chie- dersi se un così esiguo numero giustifichi i circa 150mila dollari spesi per i due KELT. Pro- babilmente sì, intanto perché vengono quo- tidianamente spese nel mondo cifre ben superiori per finalità molto meno utili (ad esempio per acquistare un paio di auto blu di fascia alta…), ma soprattutto perché i pianeti alla portata dei KELT sono del tipo hot Jupi- U n primo piano della camera CCD Apo- gee Instruments AP16E, con sen- sore di 16 mega- pixel, con la quale i ricercatori del Kelt team regi- strano la luce di milioni di stelle, al fine di indivi- duare cali di lumi- nosità attribuibili a transiti plane- tari. [KELT Obser- vatories] V isione d’insieme della montatura Para- mount ME, chiaramente sovradimensionata rispetto ai pesi che deve sostenere in questo caso. [KELT Observatories] vatory, una piccola costruzione adibita a os- servatorio e dotata di copertura scorrevole, eretta sotto i cieli tersi dell’Arizona, a 1515 metri di altezza, nei pressi di Sonoita, circa 80 km a nordest di Tuscon. Nasceva così il KELT o, meglio, il KELT-North, infatti successiva- mente alla sua realizzazione, per avere una più completa copertura della volta celeste, sarà poi assemblato uno strumento molto si- mile, il KELT-South, destinato all’osservazione del cielo australe e collocato in Sudafrica, nei pressi di Sutherland. Gestiti in remoto dalla Vanderbilt University (Nashville, Tennessee), i due KELT setacciano ogni notte (meteo e Luna permettendo) strisce di cielo lungo la declinazione (centrate sui 30°), arrivando a coprire ad ogni sessione osservativa fino al 40% della volta celeste, quindi un’area di pa- recchie migliaia di gradi quadrati, capacità che spiega la “K” di KELT: Kilodegree. In una sola notte (più facilmente se invernale) ogni strumento può acquisire anche 500-600 im- magini, contenenti ciascuna migliaia e mi- gliaia di stelle. È dal confronto di più riprese delle stesse stelle su un periodo più o meno
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