l'Astrofilo novembre-dicembre 2014

LUNA ASTROFILO l’ L e illustrazioni a fianco rap- presentano con diverse modalità la distribuzione degli elementi ra- dioattivi e del ca- lore nella regione dominata dal- l’Oceanus Procel- larum. Il nesso con la struttura poligonale recen- temente scoperta non sembra ca- suale. [Jeffrey C. Andrews-Hanna et al.] A questa foto- grafia della Luna piena è stata sovraimpo- sta la rete di in- trusioni laviche che in un lontano passato colma- rono le fratture provocate dal raf- freddamento della crosta lu- nare e dall’atti- vità di un pen- nacchio magma- tico. Si nota facil- mente come quella rete inte- ressi un’area mol- to più estesa dell’Oceanus Pro- cellarum. [Koper- nik Observatory/ NASA/Colorado School of Mines/ MIT/JPL/GSFC] mezzo miliardo di anni della storia del si- stema solare. A quel tempo la crosta lunare era ancora fragile e in via di raffredda- mento, e al disotto di essa si trovavano im- mense riserve di magma pronte a inondare gli enormi crateri scavati dagli impatti. Questa sembrerebbe la ricostruzione più ovvia e sicuramente per la gran parte dei mari è ciò che è avvenuto nella realtà, ma non per tutti, sicuramente non per l'Ocea- nus Procellarum, come dimostrano i risul- tati di un lavoro pubblicato a inizio otto- bre su Nature , a firma di Jeffrey Andrews- Hanna (Colorado School of Mines), Maria Zuber (Mas- sachusetts Institu- te of Technology) e da una dozzina di altri ricercatori. Il team ha esami- nato la struttura superficiale del co- siddetto oceano, utilizzando i dati raccolti nel corso della missione GRAIL (da Gravity Recovery and Inte- rior Laboratory). Quella missione si è svolta fra il gen- naio e il dicembre del 2012, ed ha a- vuto come prota- goniste due sonde gemelle che sfrec- ciavano su un’or- bita polare attor- no alla Luna, man- tenendosi a una quota di circa 50 km e a una distanza reci- proca variabile fra i 175 e i 225 km. Lo sco- po della missione era quello di costruire una mappa gravimetrica ad alta risolu- zione, attraverso una precisa e costante mi- surazione della distanza fra le due sonde, distanza che era attesa variabile in fun- zione del variare dell'attrazione gravitazio- nale, a sua volta variabile con la distri- buzione delle masse all'interno della Luna. In sostanza, dall'entità dei rallentamenti e delle accelerazioni delle singole sonde in sorvolo su determinati territori, i ricercatori

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