l'Astrofilo luglio 2013

ASTROFILO l’ Dove CXB e CBI coincidono, ovvero dove i due fondi cosmici fluttuano di concerto, è molto probabile che la sorgente di quelle due forme di luce sia la medesima, e secondo gli autori della ricerca in questione l'unica sorgente in grado di produrre entrambe le energie alle intensità richieste sono i buchi neri. Le rudimentali galassie dell'universo primordiali, per quanto vigorose nel formare nuove stelle, sono infatti in grado di pro- durre solo la componente infrarossa, vuoi come prodotto della contrazione gravitazio- nale delle nubi di gas molecolare, vuoi come conseguenza del riscaldamento di gas e pol- veri dovuto a stelle già formate. Al contrario, i buchi neri, da quelli di taglia stellari a quelli n ben più grandi e responsabili dei primi nuclei galattici attivi dell'universo, sono in grado sia di produrre radiazione infrarossa riscal- dando il gas intrappolato nel loro campo gravitazionale, sia di produrre raggi X quan- do quello stesso gas finisce col precipitare sul buco nero. Poiché, come già accennato, i buchi neri con- corrono per circa 1/5 alla CIB, i restanti 4/5 sono evidentemente appannaggio delle nu- merosissime e vigorosissime stelle primor- diali, che quindi condividevano il loro spazio con una gran quantità di buchi neri, molti di più di quanto ipotizzato finora e in propor- zione assai più numerosi di quanto verifica- bile nell'universo contemporaneo. Ma qual è la loro origine? Non ci sono molte alternative: o collasso di- retto di stelle di grande massa, oppure col- lasso diretto di nubi di gas molecolare, praticamente senza passaggio dalla fase stel- lare, tale è la massa coinvolta. Per i buchi neri di grande taglia l'origine è la fusione fra buchi neri più piccoli. In conclusione, il team di Cappelluti ha for- nito una nuova visione dei protagonisti re- sponsabili delle prime strutture dell'universo, un nuovo scenario che potrebbe avere impli- cazioni sui modelli che descrivono l'epoca della reionizzazione dell'universo, nella quale il ruolo dominante della radiazione ul- travioletta dovrebbe ora essere proporzio- nalmente condiviso con la radiazione X, evidentemente non più marginale. S opra, il com- plesso sistema di specchi dell’o- biettivo di Chan- dra. Per creare un’immagine del cielo ai raggi X non è possibile usare uno spec- chio tradizionale, in quanto sareb- be attraversato dai fotoni senza avere la possibi- lità di metterli a fuoco. Serve dun- que un obiettivo speciale, in grado di renderli meno incidenti. A sini- stra c’è Spitzer, fotografato du- rante gli ultimi test di laborato- rio prima del lan- cio. [NASA]

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