l'Astrofilo luglio 2013

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ terle contare mano a mano che cascano, quindi in tempo reale, astronomicamente parlando. La Luna e Marte si prestano par- ticolarmente a questo tipo di ricerche: nel primo caso non c'è atmosfera in grado di ostacolare gli impatti; nel secondo caso la tenue atmosfera è densa quanto basta per mantenere in sospensione le polveri eiettate dagli impatti, così da espandere l'area diret- tamente interessata, ma è anche abba- stanza poco dinamica da non riuscire a cancellare rapidamente le tracce dei piccoli impatti. Insomma ci sono vantaggi sia in un caso sia nell'altro. Essendo le massime risoluzioni fotografiche raggiunte da LRO e MRO migliori di 1 metro/pixel, esiste la possibilità di scoprire anche i più piccoli crateri formatisi tra due successive riprese della stessa area superfi- ciale. Tutto ciò che bisogna fare è confron- tare quelle due o più riprese, per individuare con buona approssimazione i tempi di for- mazione dei nuovi crateri per ciascuna area selezionata (in base al materiale disponibile e alla disponibilità di tempo per analizzarlo). Estrapolando le informazioni così raccolte all'intera superficie, si ottiene il tasso attuale e globale di craterizzazione per quel deter- minato corpo planetario. Nel caso della Luna, questo lavoro è stato fatto da Shane Thompson e Mark Robinson, dell'Arizona State University (Phoenix, USA), i quali confrontando numerose immagini prese da LRO hanno individuato una settan- tina di formazioni da impatto che non c'e- rano quando la sonda iniziò la sua missione. Un 20% di quelle formazioni sono indiscu- tibilmente crateri, il maggiore dei quali ha un diametro di 7,3 metri. Il restante 80% delle nuove strutture non hanno una forma ben distinguibile ma sono ugualmente di re- cente formazione e l'unico meccanismo che può averle originate è l'impatto di meteo- riti. La maggior parte delle strutture sono state individuate su ap- pena 31 coppie di im- magini “prima e dopo” di terreni particolar- mente promettenti da questo punto di vista, come le spianate pol- verose, dove è chiara- mente più facile nota- re minime alterazioni superficiali. Considerando quello che si può vedere, ma anche quello che l'oro- grafia lunare impedi- sce di vedere, Thomp- son e Robinson sono S u questa im- magine della Luna sono state ri- portate le posi- zioni (numeri pro- gressivi) di tutti gli impatti di me- teoriti registrati dalla Terra negli ultimi 8 anni, con il telescopio di 14” del NASA's Me- teoroid Environ- ment Office. Sono circa 300. Il qua- drato rosso col- loca l’evento più brillante, quello del 17 marzo 2013. A sinistra, un video che illu- stra efficacemente la dinamica e l’os- servazione di que- sto tipo di eventi dal suolo e la pos- sibilità di riscon- trarli dallo spazio con LRO. [NASA]

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