l'Astrofilo luglio 2013

STELLE ASTROFILO l’ I l riflettore svizzero Euler, di 1,2 metri di diametro, utilizzato dal team di Mowlavi per scoprire la nuova classe di variabili di cui si parla nell’articolo. [ESO/H.Zodet] In questo secondo caso, le pulsa- zioni aumentano e diminuiscono le dimensioni della stella quanto basta per produrre variazioni di colore e quindi di temperatura, il che comporta una mutazione (so- vente modesta) del tipo spettrale. Le variabili pulsanti sono le più in- teressanti per i ricercatori che si occupano di evoluzione stellare, dal momento che la loro variabi- lità dipende dalle proprietà della loro struttura interna, proprietà che vengono studiate attraverso l'astrosismologia, utilizzata dagli astrofisici per “sentire” le vibra- zioni che emergono dalle stelle e che trasportano informazioni sul loro funzionamento interno. Non è del tutto chiaro perché al- cune stelle pulsano mentre altre non lo fanno. Molto dipende dal- la loro massa, dalla loro età e dalla loro composizione chimica, e quindi da come si collocano sul diagramma Hertzsprung-Russell, che mette in relazione temperatura superfi- ciale e luminosità delle stelle. Alcune aree del diagramma H-R sono popolate di stelle pulsanti, mentre in altre aree dovrebbe es- sere impossibile trovarne, almeno secondo i modelli stellari standard. Proprio in una di quelle aree teoricamente proibite, un team di astronomi svizzeri del- l'Osservatorio di Ginevra ha scoperto una nuova classe di stelle variabili pulsanti, la cui luminosità varia fra appena 1 e 4 millesimi di magnitudine, in periodi che vanno da un paio d'ore a meno di un giorno. Non c'è quindi da stupirsi se erano rimaste finora sconosciute. La nuova classe è stata individuata nell'am- bito di una survey di 27 ammassi stellari, condotta da Nami Mowlavi e tre suoi colle- ghi al fine di scoprire al loro interno nuove variabili di classi già note. Gli ammassi sono ambienti ideali dove cercare e studiare le va- riabili pulsanti, poiché alcune proprietà ba- silari e lo stato evolutivo di ogni singola stella possono essere dedotti dalle proprietà dell'ammasso nel suo insieme. Per scoprire nuove variabili è però indispen- sabile compiere numerose osservazioni, co- prendo un arco di tempo quanto più lungo possibile, perché è solo attraverso una com- plessa elaborazione di un'elevata quantità di dati osservativi che si possono scovare le variazioni di luminosità più lievi e di breve durata. Quella della ricerca di variabili negli ammassi stellari è insomma un'attività che richiede parecchio tempo-telescopio, cosa che preclude l'accesso a strumenti di grande diametro (peraltro non indispensabili a quel fine). Non casualmente, il team elvetico ha utilizzato un telescopio di appena 1,2 metri, l'Euler telescope dell'ESO, con il quale ha se- guito con particolare attenzione, per ben 7 anni, il comportamento fotometrico di circa

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=