l'Astrofilo luglio 2013

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ sura delle velocità radiali), nel senso che per le verifiche richiedono tempi più lunghi di quelle più luminose. Peccato però che i 2/3 dei candidati pianeti con diametri inferiori a 2,5 diametri terrestri orbiti attorno alle stelle più deboli... Il team di Howell ha preso di circa 300 stelle, in 48 notti osservative (spalmate su più anni) qualcosa come 3000 spettri, utilizzando il te- lescopio Mayall del NOAO (Tucson, Arizona, 4 metri di diametro). Si tratta del più accu- rato e ampio database oggi disponibile in fatto di KIC. Le informazioni ricavate dagli spettri sono state quindi confrontate con i modelli teorici per determinare tre proprietà fondamentali nel calcolo dei diametri stel- lari: la temperatura fotosferica (quindi il tipo spettrale), la proporzione tra ferro e idro- geno (più in generale la metallicità), l'acce- lerazione di gravità superficiale (dipendente dalla massa della stella). Queste proprietà, opportunamente combinate, forniscono il diametro stellare, il cui valore sarà tanto più vicino a quello reale quanto più elevata è la qualità degli spettri ottenuti. Andando a confrontare i diametri così calco- lati per quelle circa 300 stelle con quelli pre- cedentemente stimati, il team di Howell ha scoperto che nel 26% dei casi il valore del diametro deve essere rivalutato di almeno il 35% e che complessivamente sono almeno 87 su 100 le stelle con diametri che superano i valori finora accettati e utilizzati per sele- zionare i target di Kepler. A parità di classe spettrale, diametri stellari più grandi comportano più calore riversato nello spazio e ne consegue che gli oltre 360 pianeti in orbita attorno al campione di stelle analizzato sono, oltre che più grandi, anche più caldi. Il risultato è che i pianeti di taglia terrestre, o poco più grandi, finora considerati interni alle zone abitabili delle loro stelle e quindi potenzialmente abitabili, ne sono invece in parte non trascurabile esclusi, senza voler mettere l'accento sul fatto che già l'essere più grandi è deleterio dal punto di vista della vivibilità, come la in- tendiamo noi. A parziale consolazione c'è il fatto che in molti casi, dovendo le zone abi- tabili essere spostate verso l'esterno, fini- scono con l'includere pianeti prima esclusi. Resta però da vedere se le loro nuove dimen- sioni sono compatibili con quanto si va cer- cando. Insomma una piccola rivoluzione, con un surplus di lavoro per i ricercatori che po- teva essere evitato eseguendo preventiva- mente più accurati rilievi spettroscopici su un adeguato campione di stelle oggetto di stu- dio da parte di Kepler. Una volta esteso il metodo di indagine del team di Howell a una parte più consistente delle stelle nella cui luce Kepler ha ravvisato la presenza di candidati pianeti (l'obiettivo è di superare quota 1000 stelle sopra la magni- tudine 14), sarà possibile avere un quadro più preciso sulla collocazione di quelli più pro- mettenti dal punto di vista biologico e inda- garli quindi con tecniche più sofisticate. P rimo piano del Mayall, uno tra i numerosi strumenti attual- mente impegnati nella verifica dei candidati pianeti scoperti attra- verso Kepler con il metodo dei transiti. [NOAO/ AURA/NSF] n

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=