l'Astrofilo luglio 2012

COSMOLOGIA ASTROFILO l’ R appresenta- zione artistica di uno scorcio di universo primor- diale, nel quale, contrariamente a quanto finora cre- duto, c’erano già abbastanza me- talli da consentire l’esistenza di pia- neti e quindi di condizioni proba- bilmente già adatte alla com- parsa della vita. così lontani nell'universo. L'enorme distanza rende il flusso anche molto diluito (decresce col quadrato della distanza) e di qui la ne- cessità di eliminare qualunque altra sor- gente celeste per poterlo rilevare. Per farsi un'idea della debolezza del segnale messo in evidenza dal lavoro di Kashlinsky e colle- ghi (appena pubblicato su The Astrophysical Journal ) basti sapere che sono servite 400 ore di ripresa su ogni area inquadrata (cia- scuna larga come due lune piene) per far emergere il fondo infrarosso. Viste le frammentarie conoscenze che ab- biamo di quei lontani avvenimenti, può es- sere azzardato cercare analogie con ciò che accade nell'universo a noi più vicino, ma se almeno il rapporto numerico fra stelle gi- ganti e stelle di taglia inferiore dovesse man- tenersi simile in ogni epoca, se ne dovrebbe dedurre che nel primo miliardo di anni dal Big Bang sono nati un numero incalcolabile di soli come il nostro, per di più in un am- biente già ricco di elementi pesanti, fonda- mentali all'esistenza dei pianeti. Questa eventualità amplierebbe notevolmente il pe- riodo entro il quale l'universo ha offerto con- dizioni adatte alla comparsa della vita, una conseguenza non certo trascurabile. lare in un'epoca in cui l'universo aveva solo 500 milioni di anni. Che esistesse un fondo infrarosso diffuso, Spitzer lo aveva confer- mato già nel 2005 e poi con maggiore preci- sione nel 2007, ma solo ora che si stanno studiando nel dettaglio concentrazioni di ra- diazione precedentemente solo sospettate è possibile avanzare ipotesi sulla loro natura. Trattandosi di fonti luminose estremamente lontane non esiste alcuna possibilità di os- servarle singolarmente, ma la luce da esse complessivamente irradiata resta un segnale distinguibile anche a grandissime distanze spazio-temporali. Se si tratta realmente, come ipotizzato da Kashlinsky, della traccia delle primissime, gigantesche stelle (in alter- nativa potrebbero essere quasar), l'intensità del segnale dimostrerebbe che il tasso di for- mazione stellare poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang era enormemente più sostenuto di quanto previsto e si spie- gherebbe l'abbondanza di metalli riscon- trata dal team di Fynbo. È sottinteso che quelle stelle primordiali emettevano princi- palmente un poderoso flusso di luce ultra- violetta, e se oggi la riceviamo alle ben più basse frequenze infrarosse è per via dell'ele- vatissimo redshift che caratterizza oggetti n

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