l'Astrofilo luglio 2012
37 che ndo PLANETOLOGIA P er secoli abbiamo pensato ai pianeti come a qualcosa di eterno, e anche una volta capito attraverso quali complessi processi si formano non c’è mai stato motivo di ritenere che la loro esistenza potesse essere inferiore a quella del sistema so- lare che li ospita. Sappiamo certamente che quando una stella rag- giunge i suoi ultimi stadi evolutivi può inglobare nella sua at- mosfera espansa i pianeti ad essa più prossimi, ma recenti osser- vazioni indicano che nemmeno questa circostanza è necessaria- mente foriera di distruzione planetaria, a meno che la distanza stella-pianeti sia assai esigua. Sembrerebbe insomma, almeno in linea di massima, che una formati e inseriti in orbite sicure i pia- neti possano continuare ad esistere per molti miliardi di anni. Forse, però, questo non è sempre vero, non per quei pianeti con orbite molto piccole e che quindi stanno a distanze medie piut- tosto ridotte dalle loro stelle. E non è necessario che queste ul- time attendano la fase di gigante per sbarazzarsi di oggetti particolarmente prossimi, possono farlo anche prima. È infatti stato accertato almeno un caso di un pianeta roccioso che sta evaporando a causa della sua altissima temperatura superfi- ciale, e ciò dopo essersi normalmente formato allo stesso modo di quelli che popolano il nostro sistema solare. Sembra un controsenso, perché se le condizioni ambientali sono così estreme da far evaporare un pianeta, quello stesso pianeta non avrebbe nemmeno dovuto formarsi. Tenendo però conto del fatto che quando un sistema planetario prende forma, la stella al suo centro è inizialmente avvolta in un bozzolo di gas e polveri e successivamente impiega qualche milione di anni prima di raggiungere la massima produzione di energia, ecco che c’è abbastanza tempo affinché anche i pianeti più prossimi alla fucina nucleare prendano forma. Ma non appena supera- ta l’infanzia, la stella inizia a funzionare a pieno regime e a inondare di calore tutto ciò che le sta attorno, sottoponendo a severe condizioni termiche la struttura di pianeti che dovessero trovarsi a pochi milioni di chilometri di distanza. Se le tempera- ture raggiunte alla superficie di un determinato pianeta sono sufficientemente alte, esso può iniziare ad evaporare fino alla completa dissoluzione. Questo quadro sembra essere suffragato da una ricerca recente- mente apparsa su The Astrophysical Journal a firma di Saul Rappa- port (Massachusetts Insti- tute of Technology) e di una decina di altri astronomi e fisici. Tutto ha preso avvio da una “strana” curva di LUGLIO 2012 ASTROFILO l’
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