l'Astrofilo giugno 2012

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ S ezioni di me- teoriti appar- tenenti ai tipi diogeniti, eucriti e howarditi. L’analisi spettro- scopica ha dimo- strato che sono frammenti di Vesta scagliati verso la Terra dagli impatti che scavarono Rhea- silvia e Veneneia. [University of Tennessee] da rilievi gravitometrici, che segnalano ano- male distribuzioni di massa in corrisponden- za della loro posizione. Le probabilità che due asteroidi di dimensioni paragonabili si schiantino in 2 miliardi di anni sul polo sud di Vesta devono essere veramente bassissime, anche perché la loro orbita doveva essere in- clinata di parecchie decine di gradi rispetto all'eclittica, a meno che quello che oggi è il polo sud di Vesta non si trovasse a latitudini più equatoriali e che proprio a seguito degli impatti la rotazione dell'asteroide sia stata profondamente scombussolata. Al di là della analogie fra i due impatti e delle conseguenze rotazionali che possono aver avuto, quello che più risulta interessante è il fatto che l'escavazione dei due crateri ha portato alla luce strati subsuperficiali, con- sentendo agli strumenti a bordo della Dawn di analizzarne la composizione chimica. Lo spettrometro infrarosso ha così rivelato la presenza di diversi tipi roccia, prevalente- mente ricche di minerali con elevato conte- nuto di ferro, magnesio e silicio, elementi tipici delle rocce vulcaniche terrestri. Mentre gli strati rocciosi più superficiali mostrano tracce di contaminazione dovute al continuo, anche se oggi molto diradato, bombarda- mento meteoritico, quelli più profondi pre- servano al contrario le loro caratteristiche chimico-fisiche originarie, consentendo di de- finire la struttura interna dell'asteroide e di affinare le nostre conoscenze sui processi coinvolti nella formazione dei pianeti. Dalle ultime ricerche pubblicate è chiara- mente emerso che Vesta è geologicamente strutturato in modo assai dissimile dagli altri asteroidi, somigliando in realtà più ad alcune lune e, sotto certi punti di vista, addirittura ai pianeti rocciosi. Si ritiene infatti che l'og- getto abbia un nucleo di ferro di circa 220 km M appa della distribuzione dei minerali nel- l’emisfero sud di Vesta, ottenuta con lo spettrometro della sonda Dawn. Le aree porpora hanno una rilevante concentrazione di diogenite e quindi di silicati e magnesio; le aree in giallo in- dicano la presenza di eucrite, più ricca di ferro e più povera di magnesio. La crosta risulta essere dominata dall’eucrite, mentre la diogenite au- menta scendendo in profondità. La distribuzione dei vari elementi lascia ipotizzare che l’interno di Vesta in un’epoca remota fosse allo stato liquido. [NASA/JPL-Caltech/UCLA/INAF/MPS/DLR/IDA]

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