l'Astrofilo giugno 2012

TERRA ASTROFILO l’ una quindicina di impatti maggiori, parago- nabili a quelli che formarono i mari lunari e quindi in grado di scavare crateri di almeno 200-300 km di diametro. Ma com’è possibile dedurre dalla semplice presenza delle sferule le dimensioni di aste- roidi il cui cratere da impatto è svanito nel nulla? Melosh e Johnson hanno adattato ai loro scopi un modello matematico utilizzato originariamente per studiare la con- densazione del va- pore, impiegando- lo per capire il com- portamento della roccia dopo la sua evaporazione a se- guito di un impat- to asteroidale. Accade infatti che quando un astero- ide colpisce la Terra provoca l’evapora- zione di una massa rocciosa paragona- bile in quantità alla massa stessa del- l’asteroide. La roccia vaporiz- zata, che contiene sia materiale terre- stre sia materiale asteroidale, si innalza vertiginosamente nell’atmosfera sotto forma di nube gigante- sca e inizia a disperdersi. Ma al calare della temperatura inizia anche la condensazione in minuscole goccioline di roccia liquida, che presto di solidificano in piccole sferule e pre- cipitano al suolo. È stato calcolato che se l’asteroide ha un diametro superiore ai 10 km, la quantità di roccia che viene vaporiz- zata e immessa nell’atmosfera è sufficiente a far piovere sferule sull’intero pianeta. Aste- roidi più piccoli hanno invece effetti meno globali via via che il diametro e quindi la massa del materiale vaporizzato decrescono. A differenti diametri non corrispondono però solo diverse estensioni dei depositi di sferule, varia infatti anche il loro spessore al- l’interno degli strati rocciosi: più la massa va- porizzata è ingente e più lo strato di sferule ricadute al suolo è spesso (tipicamente da qualche millimetro a qualche centimetro). La stessa dimensione delle sferule, che come detto in precedenza è mediamente dell’or- dine del millimetro, risulta variare proporzio- nalmente all’energia dell’impatto, per la quale non sono determinanti solo le masse ma anche le velocità dei corpi coinvolti. I ricercatori della Purdue University hanno dunque trovato la chiave che permette di sti- S opra, un primo piano di varie sferule vetrose su breccia rossa con intrusioni di car- bonato di calcio. Le dimensioni delle sferule sono prossime a 1 mm. A destra, un rendering dell’evento Chic- xulub, che 65 mi- lioni di anni fa annientò i dino- sauri. Dalle ulti- me ricerche risul- ta che fra 3,8 e 1,8 miliardi di anni fa si verificarono circa 70 impatti di questa portata, impatti che ogni volta sconvolsero la biosfera. [Don Davis, Sou- thwest Research Institute]

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