l'Astrofilo giugno 2012

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ il 29 novembre, con la chiara individuazione a latitudini comprese fra -5° e -15° di due distinte aurore, paragonabili per luminosità a quelle individuate dal Voyager 2, ma con una differenza tanto vistosa quanto inat- tesa: anziché distribuirsi lungo i classici ovali disegnati dal campo magnetico in corri- spondenza dei propri poli (ovali che nel caso di Urano sono comunque incompleti), le nuove aurore sono apparse sotto forma di macchie tondeggianti, decisamente con- centrate. Ma c’è di più: al contrario di quan- to avvenuto per la Terra e per Giove, dove l’effetto aurora è proseguito stabilmente all’incirca per tutta la durata del transito dei fronti d’onda, la stessa cosa non è avve- nuta per Urano, dove una minore durata complessiva del fenomeno è stata accompa- gnata da un’elevata variabilità delle mac- chie su tempi scala di pochi minuti. Il perché della profonda differenza fra que- sto nuovo tipo di aurore e tutte le altre fi- nora osservate, anche sullo stesso Urano, va sicuramente ricercato nella singolare dispo- sizione degli assi del pianeta: in prossimità dei solstizi, quello magnetico si dispone più perpendicolarmente rispetto al flusso del vento solare e tende a comportarsi come quelli degli altri pianeti; in prossimità degli equinozi, invece, i due poli magnetici pun- tano alternatamente verso il Sole e ciò porta a un’interazione molto più complessa fra magnetosfera e particelle cariche. Si ag- giunga che la stessa magnetosfera di Ura- no, oltre che essere asimmetrica ha pure l’asse che passa di quasi 8000 km esterna- mente al centro del pianeta, il che non aiuta a semplificare le cose. Per poter disporre di qualche informazione in più, gli autori delle nuove osservazioni hanno rielaborato anche quelle più datate, trovando nelle immagini del 1998 un paio di riscontri, sebbene molto meno convin- centi di quelli più recenti, tanto che rimane qualche dubbio sulla veridicità dei segnali, soprattutto considerando che all’epoca del- le riprese non c’erano tempeste solari in transito dalle parti di Urano. A parte il caso specifico, le aurore si sono ancora una volta dimostrate essere un va- lido mezzo per indagare le magnetosfere planetarie senza intraprendere lunghe mis- sioni. È sufficiente prevedere con ragione- vole anticipo la loro possibile comparsa e prenotare per tempo gli strumenti più adatti alla loro osservazione. I risultati ottenuti dal team di Lamy sono riassunti qui sopra: nella riga in alto vediamo le immagini originali delle aurore com- parse lo scorso no- vembre, e quella di una possibile aurora del 1998. Nella riga in basso ci sono le stesse immagini elabo- rate. [NASA, and L. Lamy (Observa- tory of Paris, CNRS, CNES)] n

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=