l'Astrofilo giugno 2012

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ vio di una nuova sonda, strada oggi econo- micamente meno praticabile che mai, un modo ci sarebbe ed è stato proposto per la prima volta oltre una decina di anni. La soluzione consiste nello sfruttare due cir- costanze favorevoli presenti contempora- neamente: un’intensa eruzione solare, capa- ce di amplificare notevolmente il fronte d’urto prodotto dal vento solare, e la pre- senza nella direzione di propagazione del fronte di almeno due pianeti quasi allineati, il nostro e quello esterno di cui si vogliono osservare le aurore (solitamente nelle bande ultravio- letta, infrarossa e radio). Quando l’eruzione solare investe la Terra, per ovvi motivi ce ne accor- giamo e abbiamo modo di misurare la sua intensità e la sua velocità, il che permette di prevedere quali ef- fetti potrà avere sul successivo pia- neta che investirà, e soprattutto quando questo sarà raggiunto e quanto durerà il periodo favorevole all’individuazione delle sue aurore. Sapendo con sufficiente anticipo (setti- mane o mesi) dove e quando osservare, si ha tutto il tempo di predisporre gli strumenti più adatti e quindi di avere maggiori probabilità di successo. Poiché l’arguto espediente aveva già funzionato con Giove e Saturno, per- ché non utilizzarlo anche con Urano? Detto, fatto! A metà aprile è uscito su Geophysical Research Letters (una pub- blicazione dell’American Geophysical Union) un dettagliato resoconto sull’os- servazione di due nuove aurore nella magnetosfera di quel pianeta, nuove in tutti sensi, sia perché sono le prime ad essere rilevate con certezza dopo il flyby del Voyager 2, sia perché il loro aspetto è totalmente diverso da tutte quelle sinora viste nel sistema solare. Autori dell’impresa sono una ventina di ricercatori di varie nazionalità, coor- dinati da Laurent Lamy (LESIA, Observatoire de Paris, CNRS, UPMC, Université Paris Dide- rot, Meudon), che hanno abilmente sfrut- tato l’evoluzione di alcune eruzioni di massa coronale (CME) verificatesi il 6, 13 e 24 set- tembre 2011, e il contemporaneo allinea- mento, non perfetto ma sufficiente, di Terra, Giove e Urano, con quest’ultimo poco oltre l’equinozio, quindi con una disposizione del- l’asse magnetico rispetto a quello di rota- A nche Saturno ha più volte offerto aurore spettacolari. Qui ne vediamo una del gennaio 2004, anch’essa ripresa con l’HST, sovra- imposta a un’im- magine del pia- neta presa due mesi più tardi in luce visibile con l’Advanced Ca- mera for Surveys. [NASA, ESA, J. Clarke (Boston University, USA), and Z. Levay (STScI)] L a prima doppia aurora ripresa dal- l’HST su Saturno, era il 1997. L’imma- gine in ultravioletto è stata poi somma- ta a un’immagine del pianeta ottenuta in luce visibile. J.T. Trauger (Jet Propulsion Laboratory) and NASA]

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