l'Astrofilo giugno 2012

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ Quando nel 1986 il Voyager 2 effettuò il suo storico flyby con Urano, il pianeta era prossimo al solstizio e il suo polo nord puntava verso il Sole, mentre uno dei poli magnetici si trovava nell’emi- sfero in ombra e proprio lì la sonda ebbe modo di rilevare (attraverso misurazioni ma- gnetiche e radio) la presenza di aurore, almeno in prima approssimazione paragona- bili a quelle terrestri. Du- rando il flyby del Voyager 2 solo un paio d’ore, quella fu- gace “occhiata” non fu certo sufficiente a svelare come e quanto la forte inclinazione dell’asse di rotazione potesse influire sullo sviluppo delle aurore in periodi diversi. Fino a tempi recentissimi, dun- que, tutto che ciò che si sapeva del campo magnetico di Urano era che l’area d’in- fluenza del polo magnetico nord risultava più ampia ma complessivamente più debole di quella del polo magnetico sud, e che le aurore registrate dal Voyager 2 erano meno intense di quelle terrestri, cosa comprensi- bile vista la grande distanza di Urano dal Sole (oltre 19 unità astronomiche, in media). Che cosa si può fare, quindi, per saperne di più, magari in una stagione più vicina al- l’equinozio di Urano? Senza ricorrere all’in- L e nuove aurore scoperte su Urano hanno una morfologia com- pletamente di- versa da tutte le altre finora osser- vate nel sistema solare, come ad esempio quelle di Giove, delle quali vediamo qui a si- nistra un esempio particolarmente spettacolare, per la contemporanea comparsa del fe- nomeno in prossi- mità dei due poli magnetici, che a differenza di quelli di Urano sono quasi coinci- denti con i poli “geografici”. [John T. Clarke and Gilda E. Balle- ster (University of Michigan), John Trauger and Robin Evans (Jet Propul- sion Laboratory), and NASA/ESA] diare anche le aurore di altri pianeti, dove sappiamo per certo che si verificano. Con vari strumenti e tecniche è stato possibile osservare aurore anche su Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Fra questi è sicuramente Urano che desta maggiore interesse, e ciò per il fatto che oltre ad avere un asse di ro- tazione inclinato di 98° sull’eclittica, ha pure l’asse magnetico inclinato di circa 60° rispetto al primo, il che colloca i poli ma- gnetici non lontanissimi dall’equatore, una configurazione unica nel sistema solare. Il lento scorrere delle stagioni su Urano (ciascuna dura 21 anni) fa sì che durante i solstizi sia l’asse di rotazione a puntare verso il Sole, mentre du- rante gli equinozi sono i poli magne- tici a trovarsi in quella posizione. Pertanto, l’interazione fra magneto- sfera e flusso di particelle solari pre- senta notevoli variazioni nel corso di un anno uraniano e ciò potrebbe avere singolari ripercussioni sul pro- cesso di formazione delle aurore. S pettacolare immagine di un’aurora di Giove, ripresa nell’ultravioletto con l’Hubble Space Telescope nel 1998. [John T. Clarke (U. Michigan), ESA, NASA]

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