l'Astrofilo settembre-ottobre 2021

9 SETTEMBRE-OTTOBRE 2021 ASTROFILO l’ K elt-25 vista da Zorro. Le osservazioni di Zorro hanno mostrano che Kelt-25 non ha compagne stel- lari e confer- mato la natura del pianeta gi- gante in tran- sito, KELT-25b. [Joey Rodri- guez, Sam Quinn, and Josh Pepper (KELT-TESS); Steve Howell, Nic Scott, and Rachel Matson (NASA Ames)] L a cupola del telescopio WIYN vista contro un cielo al tramonto, con lo strumento illuminato. Il te- lescopio è gestito dal Con- sorzio WIYN, presso il Kitt Peak National Observa- tory. [Jean-Baptiste Faure] per capirlo.” Alla luce di tutto ciò, possiamo forse confidare nel fatto che se esistono molti più pianeti di taglia terrestre di quanto finora cre- duto, cresce proporzionalmente il numero di pianeti potenzialmente abitabili? Apparentemente sì, ma se per “abitabile” intendiamo qual- cosa di estremamente simile alla Terra, non è il caso di essere eccessi- vamente ottimisti, soprattutto dopo la pubblicazione a fine giugno sul Monthly Notices of the Royal Astro- nomical Society di uno studio che evidenzia le criticità dello sviluppo di biosfere su altri pianeti. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ri- cercatori guidato da Giovanni Co- vone (Università di Napoli), e con- siste in un’analisi degli esopianeti conosciuti e delle condizioni richie- ste affinché su di essi possa essersi sviluppata una fotosintesi basata sull’ossigeno, capace di dar seguito a una biosfera complessa di tipo ter- restre. Il prerequisito è ovviamente che un determinato pianeta abbia dimensioni e massa simili a quelle della Terra e orbiti nella zona abita- bile della sua stella (dove può esi- stere acqua liquida sulla superficie planetaria). Solamente un’esigua mi- noranza di pianeti, fra le migliaia finora confermati, hanno queste caratteristiche, e se- condo Covone e colleghi su nessuno di essi esistono le condizioni teoriche per so- stenere una biosfera di tipo terrestre attraverso la foto- sintesi ossigenica, il mecca- nismo che le nostre piante usano per convertire luce e anidride carbonica in nu- trienti e ossigeno. Il fattore critico di questo scenario è la radiazione stellare necessaria a soste- nere un’ampia e complessa biosfera su un determinato pianeta. Stando all’analisi condotta dal team di Covone, soltanto Kepler-442b (un pianeta roccioso di 17000 km di diametro e due volte la massa della Terra) si avvicina a ricevere dalla sua

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