l'Astrofilo settembre-ottobre 2018

51 SETTEMBRE-OTTOBRE 2018 CRONACHE SPAZIALI ramericano di Cerro To- lolo in Cile. Utilizzando telescopi più grandi all’Osservatorio di Las Campanas, della Car- negie Institution for Science, e all’Osservato- rio Gemini del Sud, en- trambi situati in Cile, il team ha quindi utilizza- to la spettroscopia per sezionare la luce, cosa che ha consentito di mi- surare le velocità di e- spansione degli ejecta. I ricercatori hanno crono- metrato il materiale in oltre 30 milioni di km/h (abbastanza veloce da viaggiare fra Terra a Plu- tone in pochi giorni). Le osservazioni offrono nuovi indizi sul mistero che circonda la convul- sione titanica che, al- l’epoca, fece di Eta Ca- rinae la seconda stella più brillante visibile nel cielo notturno dalla Ter- ra fra il 1837 e il 1858. I dati suggeriscono come potrebbe essere diven- tata la stella più lumi- nosa e massiccia della Via Lattea. “Vediamo queste velocità davvero elevate in una stella che sembra aver avuto una esplosione potente, ma che in qual- che modo è sopravvissuta” , ha spie- gato Smith. “Il modo più semplice per farlo è con un’onda d’urto che esce dalla stella e accelera il mate- riale a velocità molto elevate.” Le stelle massicce di solito incontrano la loro morte definitiva quando il loro nucleo collassa per formare una stel- la di neutroni o un buco nero. Gli a- stronomi vedono questo fenomeno nelle esplosioni di supernova in cui la stella viene cancellata. Quindi, co- me fai a far esplodere una stella sen- ASTROFILO l’ Q uesta grafica a sei riquadri illustra uno scenario possibile per la potente esplosione vista 170 anni fa dal sistema stellare Eta Carinae. 1 - Inizialmente, Eta Carinae era un sistema a tre stelle. Due stelle pesanti (A e B) nel sistema sono in orbita da vicino e un terzo compagno C sta orbitando molto più lontano. 2 - Quando la più massiccia delle stelle binarie vicine (A) si avvicina alla fine della sua vita, inizia ad espandersi e scarica la maggior parte del suo materiale sulla so- rella leggermente più piccola (B). 3 – La sorella (B) raccoglie fino a circa 100 masse solari e diventa estremamente luminosa. La stella donatrice (A) è stata spogliata dei suoi strati di idrogeno, espo- nendo il suo nucleo di elio caldo. Il trasferimento di massa altera l’equilibrio gravitazionale del si- stema, e la stella dell’elio-core si allontana ulteriormente dal suo fratello mostruoso. 4 - La stella dell’elio-nucleo interagisce quindi gravitazionalmente con la stella più esterna (C), tirandola nella mischia. Le due stelle si scambiano i posti e la stella più esterna viene calciata verso l’interno. 5 - La stella C, spostandosi verso l’interno, interagisce con il fratello estremamente massiccio, cre- ando un disco di materiale attorno alla stella gigante. 6 - Alla fine, la stella C si fonde con la stella pesante, producendo un evento esplosivo che forma lobi bipolari di materiale espulso dal fratello mostro. Nel frattempo, il compagno sopravvissuto, A, si stabilisce in un’orbita allungata attorno al gruppo unito. Ogni 5,5 anni passa attraverso l’involucro gassoso esterno della stella gigante, producendo onde d’urto che vengono rilevate nei raggi X. [NASA, ESA, and A. Feild (STScI)] sto che ai venti relativamente lenti e delicati attesi nelle stelle massicce prima che muoiano. Sulla base di questi dati, i ricercatori suggeriscono che l’eruzione potreb- be essere stata scatenata da una lun- ga “baruffa stellare” fra tre stelle so- rellastre, che ne distrusse una e la- sciò le altre due in un sistema bina- rio. Questa lotta potrebbe essere culminata in una violenta esplosione quando Eta Carinae divorò uno dei suoi due compagni, facendo schiz- zare nello spazio più di 10 volte la massa del nostro Sole. La massa e- spulsa creò giganteschi lobi bipolari che ricordano la forma di un manu- brio nelle immagini di oggi. I risulta- ti sono riportati in un paio di articoli scientifici da un team guidato da Nathan Smith, dell’Università del- l’Arizona a Tucson, e da Armin Rest, dello Space Telescope Science Insti- tute di Baltimora, nel Maryland. Gli echi di luce sono stati rilevati in immagini a luce visibile ottenute dal 2003 con telescopi di modeste di- mensioni, presso l’Osservatorio Inte-

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