l'Astrofilo settembre-ottobre 2018

24 SETTEMBRE-OTTOBRE 2018 PLANETOLOGIA bile capirlo attraverso le simulazioni al computer, che offrono il non trascurabile vantaggio di rappresentare un fenomeno con un’estensione temporale decisamen- te lunga, se necessario. Il primo convincente tentativo di simulare l’ipotetico impatto subito da Urano poco dopo la formazione del sistema planetario risale al ‘92 e fu avviato da un team di ri- cercatori coordinato da W. L. Slattery. A causa della limitata potenza di calcolo disponibile in quegli anni, nelle simula- zioni furono incluse meno di 10mila parti- celle virtualmente dotate di massa. Ciò significava avere una bassa risoluzione e non poter rappresentare efficacemente (o per nulla) le componenti meno massicce dei due corpi in collisione, prima fra tutte l’atmosfera del giovane Urano. Nondime- no, Slattery e colleghi riuscirono a rappre- sentare l’evento con un dettaglio suffi- ciente a stabilire che la massa ideale del corpo impattante doveva essere compresa fra 1 e 3 masse terrestri. Era infatti attri- buendo questi valori al proiettile virtuale che la dina- mica dell’impatto forniva scenari simili a quello reale. Oltre all’inclinazione dell’asse di rotazione, era possibile anche rappresentare con approssimazione le disomo- ASTROFILO l’ Tutte queste stranezze di Urano possono forse essere ri- condotte a un’unica causa? Forse sì. L’anomalia termica e l’anomalia magnetica sono entrambe compatibili con l’ipotesi della collisione planetaria: un evento di quel tipo avrebbe conferito enormi quantità di materiale e di energia, che si sarebbero dovute collocare in un corpo planetario già formato e differenziato, alterandone quindi profondamente la struttura e le proprietà rotazionali. Verificare l’ipotesi di Safronov è stata dun- que per decenni una priorità dei planeto- logi, ma nonostante ciò non è stato fatto molto, anche per la difficoltà oggettiva di studiare un pianeta impenetrabile posto a quasi 3 miliardi di km dalla Terra. Tuttavia, in alcuni casi, ciò che non si può dedurre dall’osservazione diretta è possi- N elle immagini di questa pagina vediamo il disco di Urano (ripreso dalla sonda Voya- ger 2 nel 1986), circondato dal sistema di anelli (fotografati dal Gemini Observatory nel 2011, sopra, e dal telescopio spaziale Hubble, destra). Le chiazza bianche sul disco del pianeta sono aurore polari, riprese in luce ultravioletta da Hubble. È intuibile il forte sfasamento fra asse di rotazione e asse magnetico. [NASA, ESA, and L. Lamy (Observatory of Paris, CNRS, CNES)]

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