l'Astrofilo settembre-ottobre 2015
CRONACHE SPAZIALI Q uesto grafico illustra come una stella può intensificare la luce di una stella di sfondo quando le passa davanti. Se la stella di primo piano ha pianeti, allora anche i pianeti pos- sono intensificare la luce della stella di sfondo, ma per un tempo più corto ri- spetto a quello della stella ospite. Gli astronomi usa- no questo metodo, chia- mato microlensing gravi- tazionale, per riconosce- re i pianeti. [NASA, ESA, and A. Feild (STScI)] rati con le loro stelle ospiti; solo pochi di essi sono stati osservati direttamente al di fuori del nostro sistema so- lare. Gli astronomi fanno spesso affidamento su due tecniche indirette per cac- ciare i pianeti extrasolari. Il primo metodo rileva pianeti dalla leggera trazione gra- vitazionale che esercitano sulla stella ospite. Con un altro metodo, gli astrono- mi cercano piccoli affievoli- menti nella quantità di luce che giunge da una stella quando un pianeta transita di fronte a essa. Entrambe queste tecniche lavorano bene sia quando i pianeti sono estremamente massicci, sia quando orbitano molto vicino alla loro stella madre. In questi casi, gli astronomi possono determinare in modo affi- dabile il loro breve periodo orbitale, che può durare da ore a giorni, fino a un paio di anni. Ma per comprendere appieno l'ar- chitettura dei sistemi planetari di- stanti, gli astronomi devono mappa- re l'intera distribuzione dei pianeti attorno a una determinata stella; pertanto è per loro necessario guar- dare più lontano dalla stella, circa alla distanza in cui si trova Giove ri- nato pianeta, così si pensava che una lunga attesa sarebbe stata ne- cessaria prima che il segnale del mi- crolensing planetario potesse essere confermato” , ha detto David Ben- nett, della University of Notre Dame, Indiana, il coordinatore del team che ha analizzato i dati di Hubble. “Fortunatamente, il segnale plane- tario dice in anticipo quanto veloce- mente le posizioni apparenti della stella di fondo e della stella che ospita il pianeta si separeranno, e le nostre osservazioni hanno confer- mato quella previsione. I dati di Hubble e del Keck, quindi, forni- scono la prima conferma al segnale di un microlensing planetario.” Nei fatti, il microlensing è uno strumen- to talmente potente da poter sve- lare pianeti le cui stelle ospiti non possono essere viste dalla maggio- ranza dei telescopi. “È notevole che si possano rilevare pianeti orbitanti stelle invisibili, ma ci piacerebbe dav- vero sapere qualcosa circa quelle stelle” , ha spiegato Virginie Batista, dell'Institut d'Astrophysique de Paris e responsabile analista del Keck Ob- servatory. “I telescopi Keck e Hubble ci permettono di rilevare queste de- boli stelle che ospitano pianeti e de- terminare le loro proprietà.” I pia- neti sono piccoli e deboli se compa- ASTROFILO l’
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