l'Astrofilo settembre-ottobre 2015

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ diale. Ma le stelle, soprattutto quelle di tipo solare, mostrano cicli di attività ma- gnetica che si traducono generalmente in una “superficie” inte- ressata in modo irrego- lare da regioni attive, con macchie, facole e altre fenomenologie. Queste, ruotando ver- so l'osservatore o allon- tanandosi da esso, al- terano l'equilibrio fra blueshift e redshift, mi- mando la presenza di pianeti. In altre paro- le, una stella può mo- strare una certa velo- cità radiale benché la sua distanza dalla Terra rimanga immutata e sia quindi virtualmente priva di pianeti. Osservazioni prolungate nei mesi e negli anni, e opportuni metodi di interpretazione dell'attività stellare, permettono ai ricerca- tori di eliminare i falsi segnali planetari e di stabilire se l'even- tuale velocità radiale residua è interpretabile con l'esistenza di uno o più pianeti, nonché di cal- colarne periodo e massa. Nel caso della ricerca di analoghi di Giove attorno ad analoghi del Sole, il quadro si complica ulte- riormente, perché il periodo di ri- voluzione del pianeta può essere lungo quanto il ciclo di attività della stella, esattamente ciò che avviene nel nostro sistema, dove i due periodi sono entrambi pros- simi agli 11 anni. È vero che il ciclo di attività solare può discostarsi dalla durata media anche di qual- che anno, che esistono lunghi mi- nimi, che la distribuzione delle regioni attive da una parte e dal- l'altra del meridiano centrale alla lunga si compensa e che, facendo lo stesso discorso per una stella come il Sole, sembrerebbe relati- vamente semplice separare un se- gnale regolare da un segnale non altret- tanto regolare. Ma non è così, perché due (o più) segnali che si manifestano in tempi L o spettrografo HARPS, chiuso e aperto, fotogra- fato durante al- cuni test. Il reci- piente che contie- ne il “cuore” dello strumento viene tenuto sotto vuo- to durante le fasi operative. [ESO]

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