l'Astrofilo settembre-ottobre 2015
PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ la probabile presenza di un pianeta final- mente emerge e da un esame preliminare della curva di luce della stella durante i tran- siti i ricercatori deducono che ogni evento dura 10,5 ore e provoca una caduta di luce di circa 2 decimillesimi, fenomeni compati- bili con la presenza sul disco stellare di un pianeta con diametro pari a 1,1 volte quello terrestre (insomma grande quanto Kepler- 186f, se le dimensioni e la luminosità sti- mate per la stella fossero esatte). Con le sole osservazioni del telescopio Ke- pler oltre non si può andare e, come prassi, sono necessarie ulteriori, accuratissime os- servazioni del sistema stella-pianeta, da con- durre con potenti telescopi al suolo. A tale scopo, Jenkins e colleghi hanno preso spettri della stella al McDonald Observatory, al Fred Lawrence Whipple Observatory (Mt. Hop- kins, Arizona) e al W.M. Keck Observatory (Mauna Kea, Hawaii). Dagli spettri è risul- tato che le proprietà dell'astro sono un po' diverse da quanto stimato in precedenza, è infatti più grande del Sole dell'11%, più lu- minosa del 20% e più ricca di metalli del 60%. La massa (dedotta sulla base di modelli matematici) e la temperatura superficiale della stella (e quindi la sua classe spettrale) sono invece risultate simili a quelle del Sole, mentre l'età sembra invece essere sensibil- mente più elevata, 6 miliardi di anni, seb- bene la stima sia fortemente dipendente dai Q uesta anima- zione mostra i diversi percorsi evolutivi della Terra e di Kepler- 452b, dipendenti da quelli delle loro stelle. A se- conda di come si interpreta l’am- piezza delle zone abitabili, il de- stino dei due pia- neti varia sensibil- mente. [NASA] A destra, compa- razione in scala delle zone abita- bili di Kepler-186, Kepler-452 e del Sole, e delle or- bite dei pianeti che vi risiedono. Includendo Ve- nere e Marte, si tratta evidente- mente di una rap- presentazione ottimistica delle zone abitabili. [NASA Ames/JPL- CalTech/R. Hurt] veva registrato un totale di 4 transiti di Ke- pler-452b, il numero minimo convenzional- mente indicato dagli astronomi per at- tribuire al segnale rilevato lo status di can- didato pianeta. Quel segnale era tuttavia passato inosservato, mantenendosi al di- sotto della soglia di “sensibilità” delle pro- cedure di analisi impiegate dai ricercatori fino al 2013. Nel maggio del 2014 il database di Kepler viene però ispezionato con una nuova pro- cedura automatizzata, messa a punto da Jeff Coughlin (del SETI Institute di Mountain View, California), che non richiede valuta- zioni soggettive, che valuta il database più velocemente e uniformemente, e che è più performante verso i pianeti di piccola taglia. L'ispezione è con- dotta da Joseph Twicken, membro del McDonald Ob- servatory (Univer- sity of Texas, Au- stin) e di un nu- trito team interna- zionale di ricerca- tori, coordinato da Jon Jenkins, del NASA Ames Rese- arch Center (Mof- fett Field, Califor- nia). Il segnale perio- dico che tradisce
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