l'Astrofilo maggio 2013

23 CORPI MINORI MAGGIO 2013 ASTROFILO l’ ano Quella che a prima vista potrebbe sembrare una scoperta insignifi- cante, un asteroide a 3 miliardi di km di distanza, potrebbe diven- tare determinante nella disputa fra chi sostiene la teoria della migrazione planetaria e chi invece ritiene che le orbite dei pianeti rimangono sostanzialmente invariate dopo la loro formazione. D a qualche anno a questa parte l'at- tenzione degli astronomi verso gli asteroidi di tipo troiano si è intensifi- cata, soprattutto dopo la scoperta di alcuni esemplari associati al pianeta Nettuno. Come i nostri lettori già sapranno, i troiani descrivono orbite attorno al Sole che somi- gliano a quelle dei pianeti cui sono gravita- zionalmente legati, e riescono a mantenere quel delicato equilibrio per lungo tempo grazie al fatto di oscillare attorno a uno dei punti lagrangiani del sistema Sole-pianeta al quale appartengono, tipicamente L4 o L5, ovvero 60° davanti o dietro il pianeta, lungo la sua orbita. In quelle ristrette regioni di spazio, i potenziali gravitazionali del Sole e del pianeta si equivalgono, cosicché l'aste- roide che vi risiede è virtualmente al riparo da forti perturbazioni gravitazionali. Ciò gli permette di mantenere quella posizione (media) per periodi di tempo tanto più lun- S ullo sfondo e nel video una ipotetica rappre- sentazione del- l’asteroide 2011 QF 99 , l’unico tro- iano di Urano fi- nora scoperto. L’oggetto prece- de il pianeta lun- go la sua orbita di circa 60°, oscil- lando attorno al punto lagrangia- no L4. Sul lungo periodo l’astero- ide si scosta sen- sibilmente dalla sua collocazione media, arrivando quasi all’opposi- zione con Urano. [ESA, NASA] ghi quanto maggiore è la sua massa e quanto minori sono le perturbazioni gravi- tazionali esercitate dagli altri pianeti. Seb- bene nei casi più favorevoli la permanenza nei punti lagrangiani può essere stimata in miliardi di anni, generalmente quella confi- gurazione orbitale dura molto meno e quando l'equilibrio si rompe le sorti del tro- iano possono essere più d'una: può inserirsi su un'orbita eliocentrica indipendente; può diventare un satellite temporaneo del pia- neta al quale era già legato; può trasferirsi su una di quelle orbite definite “horseshoe” (a ferro di cavallo), restando anche in que- sto caso legato al suo pianeta; in alternativa può essere espulso dal sistema solare. Fintantoché il fenomeno troiani e annesse varianti risultava limitato a Giove non c'era motivo di vederli come qualcosa di più del rimasuglio della formazione del pianeta stesso, ma quando gli astronomi hanno ini-

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