l'Astrofilo maggio 2012

EVOLUZIONE STELLARE ASTROFILO l’ The Astronomical Journal . Da allora l’im- mensa struttura è stata sempre più studiata, divenendo in tempi recenti oggetto di survey sistematiche, come quelle condotte con i te- lescopi spaziali Spitzer e Herschel. È soprat- tutto nel database di quest’ultimo che i ricercatori sono stati in grado di indivi- duare, all’interno di Perseus B1-E (fra 160 e 550 μ m), una decina di sot- tostrutture (con dimensioni ≤ 0.1 parsec) più dense e più fredde dell’am- biente circostante, elementi indica- tivi del fat- to che c ’ è m a - t e r i a che si sta c o n c e n - trando. La massa totale della nube (in realtà Perseus B1-E è una sotto- nube) è di circa 100 masse solari e i ricer- catori stimano che il 90% della sua materia potrebbe in futuro an- dare a costituire una de- cina di astri giganti. Per verificare la natura di que- sti possibili precursori di nuclei stellari, Sadavoy, Di Francesco e gli altri ricercatori del loro team hanno succes- sivamente utilizzato il Green Bank Telescope, col quale hanno potuto misurare moti e tem- perature delle molecole (principalmente am- moniaca) contenute nelle sottostrutture sospette. Almeno una di queste ultime mo- stra di essere gravitazionalmente legata e quindi più avanti delle altre nel processo di condensazione. Inoltre, all’interno di tale sottostruttura, denominata dai ricercatori Perseus B1-E2, la dispersione delle velocità raggiunge valori supersonici che sono tipici di nuclei protostellari in fasi più avanzate, mentre nelle nubi molecolari chiaramente prive di attività di quel genere è tipicamente inferiore al migliaio di km/h. Perseus B1-E2 ha dunque tutte le carte in re- gola per poter essere considerato il primo precursore di un nucleo stellare ad oggi os- servato, o quanto meno il candidato per ec- cellenza, e può aiutarci a capire come si sviluppa quel processo in assenza dell’inter- vento di altre stelle e se vi sono differenze fra le masse stellari risultanti dai due tipi di inne- sco principali, ossia onde d’urto e campi magnetici. Non è infatti ancora no- to quanto i fattori che scatenano la nascita delle stelle siano determinanti nel produrre stelle isolate piutto- sto che stelle in ammassi, e stelle a g r a n d e ma s s a piut- tosto c h e stelle na- ne (dal Sole in giù). Se la pre- senza di campi ma- gnetici all’interno di una nube molecolare è pro- babilmente fondamentale alla nascita di nuove stelle, se essi sono particolarmente intensi, come le osser- vazioni di Sadavoy e Di Francesco dimo- strano, anziché favorire ostacolano le fasi iniziali e sarebbe per tale motivo che B1-E è in ritardo nella produzione di stelle rispetto ad altre sottonubi site nelle sue vicinanze (come NGC 1333), nelle quali i campi magne- tici non sono altrettanto intensi. Sarà interessante sorvegliare nel prossimo futuro le sottostrutture di B1-E (in partico- lare B1-E2), anche perché non è previsto l’in- tervento di agenti esterni: l’onda d’urto più vicina è rappresentata da un guscio di polveri in espansione, già registrato dall’Infrared Astronomical Satellite (IRAS) ma che non sembra destinato a interagire con B1-E, la- sciando così immacolata quella potenziale nursery stellare. A l centro di questa pagina vediamo un’imma- gine della metà più occidentale della nube mole- colare del Perseo, con evidenziata la sottonube B1-E, all’interno della quale un team in- ternazionale di ri- cercatori ha scoperto una de- cina di sottostrut- ture, identificate come la primissima fase della nascita di nuove stelle. I colori attribuiti al- l’immagine sono rappresentativi di tre diverse lun- ghezze d’onda (160 μ m, 250 μ m, e 350 μ m ) nelle quali il telescopio spaziale Herschel ha operato in quella occasione. Come si nota facil- mente, a diferenza delle altre sotto- nubi indicate, B1-E appare del tutto prima di fonti lu- minose attribuibili a stelle già in for- mazione. [ESA] n

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