l'Astrofilo maggio 2012

MAGGIO 2012 EVOLUZIONE STELLARE ASTROFILO l’ ellare S ullo sfondo c’è NGC 6729, una regione di formazione stellare che qui si presenta in grande dettaglio, mostrando i violenti effetti prodotti dalla radiazione e dal vento delle giovani stelle sulle polveri e sui gas che le circondano. Questo effetto è parti- colarmente evidente nell’angolo in alto a sinistra. dove alcuni astri neonati hanno prodotto una serie di onde d’urto che si propagano tutto attorno. [Sergey Stepanenko, VLT/ESO] I l meccanismo che porta alla formazione delle stelle è, in linea di massima, abba- stanza ben compreso: una nube di gas e polveri interstellari viene sollecitata a fram- mentarsi e a condensarsi in sottostrutture dominate dalla gravità, che attraggono ul- teriore materia, formando i bozzoli dai quali poi “emergono” le stelle. Questo in estrema sintesi. La causa più vistosa che dà inizio alla con- trazione di gas e polveri è la compressione da parte di un’onda d’urto generata da una supernova, ma anche i più consueti venti stellari di giovani astri nati in prossimità o all’interno della stessa nube sono più che sufficienti ad avviare la genesi di nuovi astri. Le supernovae non sono però così fre- quenti da render conto di tutte le regioni di formazione stellare che osserviamo sia nella nostra galassia sia nella altre, e non sempre in una nube dove nasce una stella ne esiste già almeno un’altra che possa es- sere considerata causa della nuova nata. Senza l’intervento di altre stelle, come pos- sono dunque nascerne di nuove? Rispon- dere con precisione a questa domanda permetterebbe di capire anche come sono nate le primissime stelle dell’universo, una cosa non certo secondaria. Oltre a quello della compressione delle nubi, le attuali teorie sulla formazione stellare prevedono anche uno scenario diverso, complemen- tare se non alternativo, che chiama in causa la presenza di campi magnetici all’interno delle nubi, lungo le linee dei quali sia i gas che le polveri sarebbero almeno in parte co- stretti a muoversi, formando tipiche strut- ture filamentari (previste dalle simulazioni e recentemente osservate nel lontano infra- rosso anche dal telescopio spaziale Herschel dell’ESA), che si ispessiscono in prossimità di regioni dove nascono stelle. La presenza di quelle linee di forza agevolerebbe l’aggre- gazione della materia, dopodiché la gravi- tazione farebbe il resto. Questa visione è per certi versi rassicurante, perché comunque sia abbiamo un’idea su come inizia il processo di formazione stel- lare. Peccato però che non si abbia nessun ri- scontro osservativo certo di quell’inizio! Cogliere esattamente “l’attimo” in cui in una regione nebulare scocca quella scintilla (se

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