l'Astrofilo luglio-agosto 2024
40 LUGLIO-AGOSTO 2024 ASTRO PUBLISHING piccolo pianeta roccio- so, che introdurrebbe variazioni chimiche nel- la composizione di una stella. La terza possibile spiegazione risale al- l’inizio della formazio- ne delle stelle, sugge- rendo che le differenze abbiano origine da aree primordiali, o preesi- stenti, di disuniformità all’interno della nube molecolare. In termini più semplici, se la nube molecolare ha una di- stribuzione non uni- forme di elementi chi- mici, le stelle nate all’in- terno di quella nube a- vranno composizioni di- verse a seconda di quali elementi erano disponi- bili nel luogo in cui si sono formate. Finora gli studi avevano concluso che tutte e tre le spie- gazioni erano probabili; tuttavia, tali studi si erano concentrati esclusiva- mente sui sistemi binari della sequen- za principale. La “sequenza principale” è lo stadio in cui una stella trascorre gran par- te della sua esistenza, e la maggior parte delle stelle nell’universo sono stelle di sequenza principale, com- preso il nostro Sole. Invece, Saffe e il suo team hanno osservato una bina- ria composta da due stelle giganti. Queste stelle possiedono strati ester- ni estremamente profondi e forte- mente turbolenti, o zone convettive. A causa delle proprietà di queste spesse zone convettive, il team è stato in grado di escludere due delle tre possibili spiegazioni. Il continuo vortice del fluido all’in- terno della zona convettiva rende- rebbe difficile la sedimentazione del materiale in strati, il che significa che le stelle giganti sono meno sensibili agli effetti della diffusione atomica, formano le stelle pos- sono influenzare la lo- ro intera esistenza per milioni o miliardi di anni.” Tre conseguenze di questo studio sono par- ticolarmente rilevanti. Innanzitutto, i risultati offrono una spiegazio- ne del motivo per cui gli astronomi vedono stelle binarie con si- stemi planetari così di- versi. “Sistemi planeta- ri diversi potrebbero si- gnificare pianeti mol- to diversi – rocciosi, si- mili alla Terra, giganti di ghiaccio, giganti gas- sosi – che orbitano at- torno alle loro stelle ospiti a distanze di- verse e dove il poten- ziale per sostenere la vita potrebbe essere molto diverso” , ha sot- tolineato Saffe. In secondo luogo, questi risultati rappresentano una sfida cruciale al concetto di etichetta- tura chimica – utilizzando la compo- sizione chimica per identificare stelle che provengono dallo stesso ambien- te o vivaio stellare – mostrando che stelle con composizioni chimiche di- verse possono ancora avere la stessa origine. Infine, le differenze osserva- te precedentemente attribuite agli impatti planetari sulla superficie di una stella dovranno essere riviste, poiché ora potrebbero essere inter- pretate come presenti fin dall’inizio della vita della stella. “Mostrando per la prima volta che le differenze primordiali sono real- mente presenti e responsabili delle differenze tra stelle gemelle, dimo- striamo che la formazione di stelle e pianeti potrebbe essere più com- plessa di quanto si pensasse inizial- mente” , ha concluso Saffe. “L’univer- so ama la diversità!” L a fascia colorata della Via Lattea avvolge l’osservatorio Gemini South del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory della NSF, in questa immagine sorprendente, che ritrae chiazze lumi- nose di stelle attraversate da tortuose strisce di polvere. Il centro ga- lattico è sospeso direttamente sopra il telescopio, incorniciando uno dei più potenti osservatori astronomici dell’emisfero meridionale. [In- ternational Gemini Observatory/NSF’s NOIRLab/AURA/Kwon O Chul] escludendo la prima spiegazione. Lo spesso strato esterno comporta che un inghiottimento planetario non cambierebbe molto la composizione di una stella, poiché il materiale in- gerito verrebbe rapidamente diluito, cosa che esclude la seconda spiega- zione. Ciò lascia come spiegazione confermata le disomogeneità pri- mordiali all’interno della nube mole- colare. “Questa è la prima volta che gli astronomi sono riusciti a confer- mare che le differenze tra le stelle bi- narie iniziano nelle prime fasi della loro formazione” , ha detto Saffe. “Utilizzando le capacità di misura- zione di precisione fornite dallo stru- mento GHOST, Gemini South sta ora raccogliendo osservazioni di stelle alla fine della loro vita per rivelare l’ambiente in cui sono nate” , afferma Martin Still, direttore del programma NSF per l’Osservatorio Internazionale Gemini. “Questo ci dà la possibilità di esplorare come le condizioni in cui si ! ASTROFILO l’
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