l'Astrofilo luglio-agosto 2023

Big Bang. “Per la prima volta in as- soluto, siamo stati in grado di iden- tificare le tracce chimiche delle e- splosioni delle prime stelle in nubi di gas molto distanti” , afferma Andrea Saccardi, dottorando presso l’Obser- vatoire de Paris - PSL, che ha con- dotto questo studio nel corso della propria tesi di laurea presso l’Univer- sità degli Studi di Firenze. I ricercatori pensano che le prime stelle formatesi nell’universo fossero molto diverse da quelle che vediamo oggi. Quando apparvero, 13,5 mi- liardi di anni fa, contenevano solo idrogeno ed elio, gli elementi chi- mici più semplici in natura. Queste stelle, che si pensa fossero decine o centinaia di volte più massicce del Sole, morirono rapidamente con po- tenti esplosioni note come super- nove, arricchendo per la prima volta il gas circostante con elementi più pesanti. Le successive generazioni di stelle sono nate da quel gas arric- chito e, a loro volta, hanno espulso morendo elementi più pesanti. Ma le primissime stelle sono ormai scomparse da tempo, quindi come possono i ricercatori imparare di più su di esse? “Le stelle primordiali pos- sono essere studiate indirettamente rilevando gli elementi chimici che hanno disperso nell’ambiente dopo la loro morte” , dice Stefania Salva- dori, Professore Associato all’Univer- Q uesto diagramma illustra come gli astronomi possono analizzare la composizione chi- mica di nubi di gas distanti utiliz- zando come “faro” la luce di un oggetto sullo sfondo, come un quasar. Quando la luce del quasar passa attraverso la nube di gas, gli elementi chimici in essa conte- nuti assorbono diversi colori o lunghezze d’onda, lasciando linee scure nello spettro del quasar. Ogni elemento lascia un diverso insieme di linee, quindi studiando lo spettro gli astronomi possono determinare la composizione chi- mica della nube di gas che si frap- pone. [ESO/L. Calçada]

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