l'Astrofilo luglio-agosto 2016
PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ per Pianeta Nove, e che nemmeno il programma di osservazione più adatto allo scopo, quello del Wide- field Infrared Survey Explorer, può aver registrato una presenza tan- to sfuggente. Secondo i ricercato- ri svizzeri, solo con l'entrata in at- tività di strumenti come il James Webb Space Telescope e il Large Synoptic Survey Telescope (en- trambi in avanzata fa- se di realizzazione), o con l'at- tuazione di survey dedicate, saremo in grado di stabilire se Pianeta Nove esiste realmente oppure no. Sebbene ammet- tere la sua esistenza sia la via più semplice e ragionevole per spiegare le anomalie orbi- tali di alcuni oggetti della Fa- scia di Kuiper, non tutti gli astronomi condividono que- sto scenario, e ciò essenzialmente per la dif- ficoltà di spiegare come può essersi forma- to un pianeta tanto massiccio a una distan- za dal Sole che (a seconda delle simulazioni cui si preferisce fare riferimento) può essere compresa fra le 200 e le 1500 unità astro- nomiche (la distanza che incontra i mag- giori consensi è prossima alle 700 UA). Tra coloro che hanno indagato sul perché di quella insolita collocazione remota, al fine di capire se il pianeta si è formato là oppure vi è giunto da chissà dove, ci sono Gongjie Li (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) e Fred Adams (University of Michigan). Questi due ricercatori hanno condotto assieme innumerevoli simulazioni al computer per verificare tre diversi possi- bili scenari: 1) Pianeta Nove è migrato da una regione molto più interna del nostro si- stema solare; 2) si tratta di un pianeta va- gabondo catturato dal Sole; 3) è un eso- pianeta strappato dal Sole a un'altra stella. Nel primo scenario, corrobo- rato e completato da un al- tro studio simile condotto da Scott Kenyon (Harvard- Smithsonian Center for As- trophysics) e Benjamin Brom- ley (University of Utah), Pia- neta Nove sarebbe nato non distante dai giganti gassosi del sistema solare. Quando, circa 4,5 miliardi di anni fa, le orbite planetarie erano an- cora soggette a instabilità e il disco protoplanetario era ancora pre- sente, seppur diradato, una serie di incontri ravvicinati con Giove e Saturno avrebbe so- spinto Pianeta Nove ben oltre l'orbita di Nettuno. Quasi certamente si sarebbe di- sperso nello spazio se i residui del disco protoplanetario non lo avessero frenato abbastanza da arrestarlo in una regione posta al di là della Fascia di Kuiper, forse a una distanza dell'ordine delle 100 UA. Suc- cessivamente, ma non di molto, una stella sarebbe passata a una distanza relativa- mente ravvicinata dal nostro sistema solare, F red Adams e, a fianco, Gon- gjie Li sono autori di un recente stu- dio che vuole Pia- neta Nove essersi originato all’in- terno del nostro sistema solare. Sotto, da sinistra a destra, un con- fronto in scala fra Urano, Nettuno e l’ipotetico nono pianeta. [NASA]
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