l'Astrofilo aprile 2013

SUPERNOVAE ASTROFILO l’ lasciati da un'esplosione di tipo Ia . Porta il no- me di Keplero per- ché la “stella nova” che lo originò si rese visibile nel 1604 e fu se- guita con par- ticolare at- tenzione proprio dal grande astro- nomo e matematico tedesco, che produsse al riguardo il celebre trattato “De Stella nova in pede Serpentarii” (i primi avvistamenti della supernova furono invece opera di anonimi, che la videro dal nord del- l'Italia e dall'Oriente). Pur essendo il residuo più conosciuto, anche per quello della supernova di Keplero non è mai stato chiaro se a originarlo furono due nane bianche cadute una sull'altra o sempli- cemente una nana bianca sovrappeso. Due recenti ricerche sembrano risolvere questo dubbio, ma aggiungono qualche perplessità a riguardo dell’affidabilità delle supernovae Ia come candele standard. Entrambe le ricerche si sono avvalse di una nuova immagine del residuo ottenuta dal telescopio spaziale Chandra, con un'esposi- zione totale di oltre 8 giorni in 5 diverse re- gioni dei raggi X. Associando a energie diverse colori diversi (per la precisione rosso, giallo, verde blu e porpora, dalle energie più basse a quelle più alte) è stato possibile causa una sola nana bianca che acquisisce massa da una stella compagna, general- mente gigante. Il risultato è sempre quello di un astro degenere che non sopporta più il proprio peso e che dopo un rapido collasso esplode con modalità ritenute invariabili e caratterizzate da proprietà fotometriche e spettroscopiche ben riconoscibili. Per la verità, negli ultimi anni sono state sco- perte supernovae Ia che non sembrano adattarsi perfettamente ai modelli clas- sici, e lo studio dei residui lasciati da al- cune di quelle esplosioni ha sollevato ulteriori interrogativi. Fra tutti i re- sidui, quello che recentemente ha ri- servato le maggiori sorprese è stato il residuo della supernova di Keplero, conside- rato una sorta di “prototipo”, essendo cono- sciuto meglio di qualunque altro fra quelli L e pagine del “De Stella nova in pede Serpen- tarii” , opera di Keplero del 1606, nelle quali l’autore fa riferimento alla posizione del miste- rioso astro apparso in cielo due anni prima (in- dicato dalla freccia rossa). All’epoca delle osservazioni della nuova stella, Keplero si tro- vava a Praga, presso la corte dell’imperatore Rodolfo II, in qualità di matematico imperiale. [Archives, California Institute of Technology] K eplero in un ritratto del 1610. Sebbene non sia stato lui a scoprire la super- nova del 1604, l’importanza delle sue osservazioni nella recente identificazione del tipo di super- nova e del suo re- siduo fu tale che gli astronomi hanno deciso di chiamarla “super- nova di Keplero”.

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