l'Astrofilo maggio-giugno 2022

34 MAGGIO-GIUGNO 2022 ASTRO PUBLISHING ASTROFILO l’ I mmagine nel continuo del piano galattico nelle coordinate ICRS vi- ste dall’MWA a 155 MHz. ICRS (Inter- national Celestial Reference System) è l’attuale sistema di riferimento celeste standard adottato dall’Unio- ne Astronomica Internazionale. [Pawsey Super-computing Centre] Q uesto video zomma nel nucleo galattico visto dal telescopio spaziale Hubble. La visione a infrarossi di Hubble ha penetrato il cuore polveroso della Via Lat- tea, rivelando più di mezzo milione di stelle al suo in- terno. Fatta eccezione per alcune stelle blu in primo piano, tutte le altre fanno parte dell’ammasso centrale della Via Lattea, il più massiccio e denso della nostra ga- lassia. Situata a quasi 27000 anni luce di distanza, que- sta regione è così colma di stelle che equivale ad avere un milione di soli stipati nel volume di spazio tra noi e il sistema stellare più vicino, Alpha Centauri, a 4,3 anni luce di distanza. Molto prossimo al centro della galassia, questo ammasso stellare circonda il buco nero super- massiccio della Via Lattea, che è circa 4 milioni di volte la massa del nostro Sole. [NASA, ESA, and G. Bacon (STScI)] da Sagittarius A* dovrebbe essere maggiore il numero di pianeti po- tenzialmente in grado di ospitare vita complessa. Scenari simili sono emersi anche da alcuni studi più re- centi, che vedono l’alta densità del centro galattico come un punto di forza nella ricerca di tecnomarcatori. Nel campo inquadrato da MWA c’erano oltre 3 milioni di stelle e 144 sistemi planetari noti, tuttavia lo strumento ha registrato unicamente il silenzio, se si escludono le imman- cabili radiointerferenze umane. Forse quell’ambiente non è così ospi- tale come ipotizzato da qualcuno? È la stessa Trembley a puntualizzare che esistono anche aspetti negativi nel compiere osservazioni in dire- zione del centro galattico: “L’eleva- ta densità di stelle all’interno del centro galattico comporta che gli eventi catastrofici come le super- nove stellari e i brillamenti delle ma- gnetar hanno maggiori probabilità di impattare sugli esopianeti, di- struggendo potenzialmente qual- siasi forma di vita sulla loro super- In contrapposizione a questi punti deboli della ricerca, Tremblay e col- leghi portano alcuni argomenti a so- stegno della loro scelta di puntare nel mucchio, in direzione del centro galattico. Ad esempio, studi teorici condotti nel 2011 e 2015 da Michael Gowanlock (Northern Arizona Uni- versity) e altri ricercatori indicavano che verso le parti più interne della nostra galassia, addirittura entro 1 kpc (1 kiloparsec = 3260 anni luce) più adatta. Persino la frequenza ra- dio scelta per la ricerca è del tutto arbitraria, e se è vero che offre una buona risoluzione angolare (75 se- condi d’arco) e anche vero che è de- cisamente esclusiva. Si aggiunga che il radiotelescopio è rimasto in “ascol- to” per appena due notti, producen- do 7 ore di dati in tutto, una copertu- ra temporale pressoché insignifican- te, che presuppone una trasmissione di segnali continua da parte aliena.

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