l'Astrofilo maggio-giugno 2020

43 toposto alla spinta dell’esplosione e della pressione di radiazione di una supernova è un’ipotesi di lavoro o poco più. Un secondo dubbio riguarda la conservazione di una velocità sub-relativistica da parte dei grani con diametri dell’ordine di 1 mm o ad- dirittura maggiori. Questi sarebbero preva- lentemente prodotti nelle regioni centrali della galassia, dove la densità del mezzo in- terstellare supera di migliaia di volte la den- sità media di un atomo per cm 3 adottata per stabilire la potenziale frequenza delle me- teore sub-relativistiche. Il dubbio sorge perché un corpo di una determinata massa, in movi- mento ad altissima velocità in un mezzo, ral- lenta significativamente entrando in contatto con una massa totale di materia paragonabile alla sua. Di conseguenza, poiché solo corpi di massa piccolissima possono essere accelerati a velocità relativistiche o sub-relativistiche, e poiché questi corpi decelerano piuttosto ra- pidamente attraversando un mezzo con den- sità relativamente alta, la previsione di osser- vare in media una meteora sub-relativistica al mese appare molto ottimistica. Un altro punto dell’ipotesi di Siraj e Loeb che non sembra convincente è quello della lumi- nosità apparente delle meteore sub-relativi- stiche. Dai loro calcoli risulta che se il corpo progenitore avesse un diametro di 1 mm, po- trebbe generare circa un miliardo di fotoni di luce visibile in un decimo di millisecondo, un flusso decisamente superiore a quello in ar- rivo dalle stelle più brillanti del cielo. Nel caso di un meteoroide con un diametro di 10 mm, la luminosità della meteora prodotta po- trebbe superare di 10 milioni di volte quella di Vega. Infine, un corpo collocato al limite massimo della scala di dimensioni considerata dai ricercatori, 100 mm, produrrebbe un lam- po luminoso come il Sole. È improbabile che nessuno abbia mai riportato osservazioni in tal senso, considerando che anche i lampi di luce più deboli sarebbero comunque ben più luminosi di Venere. Che dire poi delle tracce lasciate dal passaggio in atmosfera dalle me- teore iperveloci? Gli autori dello studio non affrontano questo argomento, ma possiamo immaginare che almeno per alcuni secondi, o forse per un tempo più lungo, la parte di at- mosfera interessata dal fenomeno risulterà in qualche modo alterata. ASTROFILO l’ !

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