l'Astrofilo maggio-giugno 2019

24 MAGGIO-GIUGNO 2019 ASTRONAUTICA pografia, la missione successiva, quella di Lunar Orbiter 3, carto- grafò i percorsi di avvicinamento. Avendo raggiunto l’obiettivo del progetto utilizzando i primi tre vei- coli spaziali, la NASA lasciò le navi- celle rimanenti agli scienziati, che decisero di farle volare in orbite quasi polari, ad altitudini più ele- vate, per condurre una mappatura più generale. Nel solo arco di un anno, i Lunar Or- biter non solo soddisfecero l’obiet- tivo di sondare i probabili siti per il primo sbarco di Apollo, ma restitui- rono anche le prime chiare vedute dell’emisfero lontano, avanzando enormemente la conoscenza della geologia regionale dell’emisfero vi- cino, e identificando più caratteristi- che di siti che si sarebbero potuti visitare in missioni successive. Il pro- gramma Lunar Orbiter si era dimo- strato un notevole successo. Anche dopo che finirono di fotografare, le navicelle fornirono una visione del- l’interno lunare. Sebbene Lunar Or- biter 1 fosse stato deorbitato prima dell’arrivo del suo successore, fu no- tato che la sua orbita era stata per- turbata, il che significava che il campo gravitazionale della Luna non era uniforme. Per approfondire la questione, le successive navicelle non furono deorbitate fino a quan- do il loro propellente di controllo degli assetti era quasi esaurito, e con veicoli in entrambe le orbite equatoriali e polari diveniva possi- bile mappare il campo gravitazio- nale in modo sufficientemente det- tagliato da rivelare che i mari inon- dati dalla lava erano fonte di una maggiore gravità. La scoperta dei “mascons” (concentrazioni di mas- sa) fu una scoperta fortuita del pro- getto. Poiché le proprietà meccani- che della superficie lunare avreb- bero influenzato il progetto del lan- der di Apollo, nell’ottobre del 1962 i progettisti affermarono che lo svi- luppo del modulo ad “atterraggio ASTROFILO l’ A POLLO 12 − Un astronauta mentre raccoglie campioni di superficie lunare. [NASA, Project Apollo Archive]

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