l'Astrofilo maggio-giugno 2018

44 MAGGIO-GIUGNO 2018 ASTROBIOLOGIA cole. Questo a sua volta sta portando a una maggiore attività microbica nell’oceano co- stiero che può esaurire l’ossigeno disciolto nella colonna d’acqua (Diaz & Rosenberg, 2008), e le sintesi recenti suggeriscono già un declino globale di circa il 2% (Schmidtko et al., 2017; Ito et al., 2017). Ciò a sua volta sta portando ad un’espansione delle zone minime di ossigeno, a una maggiore anossia oceanica e alla creazione delle cosiddette ‘zone morte’ (Breitburg et al., 2018)”. Schmidt e Frank arrivano anche a indicare uno strato geologico che ha caratteristiche molto prossime a quelle che lascerà l’Antro- pocene e che corrisponde alla transizione Paleocene/Eocene, 56 milioni di anni fa. Ovviamente serviranno verifiche molto ac- curate per escludere ogni processo naturale. Riassumendo, se sul nostro pianeta esi- stono tracce di una precedente civiltà in- dustriale, quelle tracce sono indirette e vanno cercate sotto forma di alterazioni dell’ecosistema negli strati sedimentari di epoche non superiori a 400 milioni di anni fa e probabilmente molto più vicine a noi. I due ricercatori fanno però anche notare che diversi fenomeni naturali possono aver mitigato quelle tracce. Inoltre non è possibile prevedere lo spessore dei sedi- menti nei quali i marcatori si nascondono, un valore che può variare sia per la velo- cità con cui i sedimenti si depositano, sia con la lunghezza del periodo di deturpa- ASTROFILO l’ mento dell’ecosi- stema. A questo proposito, conclu- diamo con una acuta considera- zione di Schmidt e Frank: “C’è un in- teressante para- dosso nel consi- derare l’impronta antropogenica su un periodo geo- logico. Più a lun- go dura la civiltà, maggiore è il segnale che ci si aspetterebbe nel record. Tuttavia, quanto più dura una civiltà, tanto più sostenibili saranno le sue pratiche per sopravvivere. Quanto più so- stenibile è una società (ad esempio nella generazione di energia, nella produzione o nell’agricoltura) tanto minore è l’im- pronta sul resto del pianeta. Ma più piccola è l’impronta, minore sarà il segnale inserito nella registrazione geologica. Quindi l’im- pronta della civiltà potrebbe essere auto- limitante su una scala temporale relativa- mente breve”. Insomma, se è esistita una civiltà evoluta prima della nostra ma più consapevole del- la nostra, potrebbe aver lasciato tracce così leggere da risultare impercettibili. ! G li autori dell’Ipotesi Siluriana: Gavin Schmidt, NASA GISS (sopra) e Adam Frank, University of Rochester.

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