l'Astrofilo maggio-giugno 2016
PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ to non siano oggi: Kepler-36b aveva un'at- mosfera più spessa che rappresentava quasi il 10% della sua massa totale, contro il 15%-30% rappresentato dall'atmosfera di Kepler-36c. L'evaporazione indotta dalla radiazione stellare è stata nel tempo più ef- ficace sull'atmosfera del pianeta più in- terno, ma non tanto per la sua maggiore prossimità all'astro, quanto per la minore massa iniziale del suo nucleo, che il model- lo elaborato da Owen e Mortom indica essere stata di 4,4 masse ter- restri, contro le 7,3 masse terrestri del nu- cleo di Kepler-36c, dif- ferenza che è anche alla base della diversa efficienza nell'accumu- lare l'atmosfera pri- mordiale. Il caso del si- stema di Kepler-36 aiu- terà i ricercatori a defi- nire una relazione fra massa dell'atmosfera e massa del nucleo alla nascita dei pianeti, e a meglio definire i pro- cessi evolutivi che li ri- guardano. PIANETA VAGABONDO NELLA CORRENTE DI BETA PICTORIS Come abbiamo appena visto, quello di Ke- pler-36 è uno di quei sistemi planetari che meglio si prestano a essere indagati attra- verso la tecnica dei transiti, che svela al contempo i diametri planetari, i periodi or- bitali e anche le masse, se due pianeti orbi- tano abbastanza vicini fra loro da provoca- re anticipi e ritardi nei transiti dell’altro, a E sagerazione grafica del transito dei pia- neti di Kepler-36 osservati da Ke- pler. In realtà il telescopio vede la stella come un puntino e non vede diretta- mente i due pia- neti. [NASA Ames, W.Stenzel] Q ui sotto, un possibile aspetto del pia- neta gigante va- gabondo PSO J318-22, che si muove solitario nello spazio, al- l’interno del Beta Pictoris moving group. [NASA]
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