l'Astrofilo maggio-giugno 2015

CRONACHE SPAZIALI Q uesta è un'immagine composita a colori del grande disco che circonda la giovane stella Beta Pictoris. Essa mostra una curiosa asimmetria nella distribuzione delle polveri e del gas, che può derivare da una collisione planetaria all'interno del disco stesso, la quale può aver polverizzato i corpi coinvolti. Le immagini in luce bianca prese con lo Space Telescope Imaging Spectrograph (mostrate in blu) tracciano il disco in prossimità della stella, fino a circa 650 milioni di km dalla stella (quindi dentro il raggio dell'orbita di Saturno rispetto al Sole). I dati radio prodotti dall'Atacama Large Millimeter/submilli- meter Array mostrano le polveri (in verde, a 1.3 millimetri) e il monossido di carbonio (in rosso). [Hubble data: NASA, ESA, and D. Apai and G. Schneider (University of Arizona); ALMA Data: NRAO and W.R.F. Dent (ALMA, Santiago, Chile)] ASTROFILO l’ n sibile di Hubble traccia il disco in prossimità della stella, fino a circa 650 milioni di km dall’astro (qundi dentro il raggio dell'orbita di Satur- no rispetto al Sole). ”Alcune simulazioni al computer ave- vano predetto una struttura compli- cata per il disco interno, a causa della trazione gravitazionale del pianeta gigante a corto periodo. Le nuove immagini svelano quel disco interno e confermano le strutture previste. Questa scoperta valida i modelli, i quali ci aiuteranno a dedurre la pre- senza di altri esopianeti in altri di- schi” , ha detto Daniel Apai, del- l'Università dell'Arizona. Il pianeta gi- gante del sistema di Beta Pictoris è stato fotografato direttamente sei anni fa in luce infrarossa dal Very Large Telescope dell'ESO. Comparando le ultime immagini di Hubble con quelle prese nel 1997, gli astronomi hanno notato che la distri- buzione delle polveri del disco è cam- biata di poco nei 15 anni messi a confronto, a dispetto del fatto che l'intera struttura orbiti attorno alla stella come una giostra. Ciò significa che la struttura è uniformemente continua nella direzione della sua ro- tazione su tempi scala simili al pe- riodo orbitale del pianeta. Nel 1984, Beta Pictoris fu la primissima stella attorno alla quale venne sco- perto un brillante disco circumstellare di polveri e detriti. Da allora è stata oggetto di un'intensa analisi con Hub- ble e con telescopi al suolo. Le osser- vazioni spettroscopiche di Hubble del 1991 avevano mostrato evidenze di comete extrasolari in frequente ca- duta sulla stella. Il disco è facilmente visibile perché è visto di taglio ed è particolarmente brillante a causa di una gran quantità di polveri che dif- fondono la luce. Inoltre, Beta Pictoris è più vicina alla Terra (63 anni luce) della maggior parte degli altri sistemi con disco conosciuti. Sebbene quasi tutti i dischi circumstellari noti (circa due dozzine) siano già stati ripresi da Hubble, Beta Pictoris rimane il primo e migliore esempio di quello che sem- bra un giovane sistema planetario, di- cono i ricercatori. Una cosa che gli astronomi hanno recentemente impa- rato a riguardo dei dischi di detriti cir- cumstellari è che la loro struttura, e la quantità di polveri, è incredibilmente diversa e può essere correlata alla col- locazione e alle masse dei pianeti in quei sistemi. “Il disco di Beta Pitoris è il prototipo dei sistemi di detriti cir- cumstellari, ma non può essere un va- lido archetipo” , ha detto il coautore Glenn Schneider, dell'Università del- l'Arizona. In primo luogo, il disco è ec- cezionalmente polveroso. Ciò può essere dovuto a recenti e importanti collisioni fra corpi di taglia planetaria o asteroidale, nascosti nel disco. In particolare, un brillante lobo di polveri e gas sul lato sudoccidentale del disco può essere il risultato della polverizza- zione in una collisione di un corpo di taglia marziana. Sia le immagini del 1997 sia quelle del 2012 sono state prese in luce visibile con lo Space Tele- scope Imaging Spectrograph, nella sua modalità di ripresa coronografica, nella quale un coronografo blocca lo splendore della stella centrale affinché il disco possa essere visto.

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