l'Astrofilo maggio-giugno 2015

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ I n questa illustra- zione sono rap- presentate le e- scursioni in latitu- dine degli ovali aurorali di Gani- mede, nel caso di assenza di un oce- ano (sinistra) e nel caso quell’oce- ano esista e abbia le caratteristiche spiegate in que- sto articolo (de- stra). [NASA, ESA, and A. Feild (STScI)] L e aurore di Ga- nimede foto- grafate in ultra- violetto da Hub- ble, sono qui so- vrapposte, rispet- tando le loro reali posizioni, a un’im- magine in luce bianca della gran- de luna gioviana presa dalla sonda Galileo. [NASA, ESA, and J. Saur (University of Co- logne, Germany)] sto circa 150 km sotto la superficie e pro- fondo circa 100 km, quindi una decina di volte più profondo dei più profondi abissi terrestri. I ricercatori hanno stimato che quell'oceano contiene più acqua di quanta ce ne sia in tutti i nostri oceani messi as- sieme e ciò rende Ganimede un oggetto estremamente interessante dal punto di vista astrobiologico. Non si può infatti escludere a priori la presenza in quella gi- gantesca riserva d’acqua di una qualche forma di vita assimilabile a quelle dei nostri abissi e in grado di proliferare traendo energia da possibili sorgenti idrotermali, uno scenario che sembra condiviso da un'altra delle maggiori lune gioviane, Eu- ropa, anch'essa caratterizzata da un oce- ano globale sotterraneo. Ganimede va dunque ad aggiungersi a quell'ormai nutrito gruppo di oggetti di varie dimensioni e natura sui quali è stata accertata la presenza di acqua. Sia essa allo stato gassoso, liquido oppure solido, sem- bra essercene davvero ovunque nel nostro sistema solare. Con la medesima tecnica impiegata di Saur, ma applicata ai più potenti telescopi del prossimo futuro, sarà possibile scoprire oceani anche su pianeti e grandi lune in or- bita attorno ad altre stelle, un'opportunità straordinariamente affascinante, che nem- meno le più fervide e fantasiose menti a- vrebbero potuto immaginare. il telescopio spaziale Hubble (che può regi- strare luce ultravioletta fino alla lunghezza d'onda di 200 nanometri, corrispondenti ai raggi UVC) e di puntare lo strumento verso Ganimede possibilmente in concomitanza di picchi nel flusso del vento solare, al fine di massimizzare le probabilità di cogliere il manifestarsi delle aurore. Così operando, il team di Saur è riuscito a seguire la dina- mica delle aurore di Ganimede per un tempo sufficientemente lungo da poter stabilire che la loro migrazione in latitu- dine è ampia solamente 2°. Sulla base dei modelli della struttura interna della grande luna, quel valore testimonia l'esistenza di un oceano globale di acqua salata, nasco- n

RkJQdWJsaXNoZXIy MjYyMDU=