l'Astrofilo maggio-giugno 2015
EVOLUZIONE STELLARE ASTROFILO l’ missione molecolare di CK Vul nelle onde sub- millimetriche, assente in altri 17 residui di no- vae osservati per con- fronto dal team di Ka- mi ń ski con APEX. Se- condo i ricercatori, uno scenario così atipico può essere la conseguenza del verificarsi di una Lu- minous Red Nova (LRN), un raro evento, ancora oggetto di discussione fra gli specialisti, nel quale due stelle di se- quenza principale (astri normali come il Sole, ma non necessariamen- te delle stesse dimen- sioni) si scontrano e si fondono, generando un'esplosione assai potente ma non total- mente distruttiva. In pratica, qualcosa a metà strada fra le supernovae, nelle quali gli astri coinvolti non sopravvivono, e le novae, dove a esplodere è solo uno strato superficiale, che non sconvolge profondamente la strut- tura stellare. Delle Luminous Red Novae, dette anche “red transients”, si sa essenzial- mente che dopo l'esplosione, che coinvolge anche strati profondi delle due stelle (di qui la ricchezza della composizione chimica del residuo), avviene una rapidissima espan- sione del materiale, il quale va a occupare un volume di raggio migliaia o decine di mi- gliaia di volte superiore a quello del Sole. L'espansione abbatte presto la temperatura della “bolla” di gas e polveri, spingendo la luce emessa verso lunghezza d'onda via via maggiori e facendo pertanto assumere al re- siduo una tonalità rossa, da cui il nome di questa categoria di oggetti. Che CK Vul possa essere effettivamente stata una LRN è avvalorato da un red transient conclamato, OGLE-2002-BLG-360, manifesta- tosi in più episodi fra il 2002 e il 2006, il quale ha mostrato una curva di luce che è una versione in scala ridotta di quella della NOVA 1670. Più in generale, Kami ń ski e col- leghi fanno notare in un articolo pubblicato il 23 marzo su Nature (nel quale sono ripor- tati i risultati delle loro osservazioni), che la maggior parte delle caratteristiche di CK Vul si confà al modello delle LRN e che pertanto quell'oggetto potrebbe essere considerato il prototipo di quella categoria di stelle. Resta da capire la tipologia della stella che si an- nida al centro del residuo, ma non sarà facile dare una risposta a questo interrogativo, sia per la sua bassa luminosità sia perché è an- cora circondata e quindi oscurata dal mate- riale processato nelle reazioni termonucleari e sparpagliato dall'esplosiva fusione. A destra, imma- gini in falsi colori pubblicate nel luglio del 1985 su The Astrophy- sical Journal, in un articolo a con- ferma della sco- perta del residuo della Nova 1670. La sorgente stel- lare variabile al suo interno è stata denominata CK Vul. [Shara, Mof- fat, Webbink] Quasi 30 anni dopo, Kami ń ski e colleghi pubbli- cano su Nature le immagini in basso. In “a” vediamo l’intero residuo nebulare ripreso in H-alfa e NII, con delineata in verde l’emissione mole- colare appena sco- perta con SMA. In “b” un primo piano della re- gione centrale. [Kami ń ski et al.] n
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