l'Astrofilo marzo-aprile 2014

NANE BRUNE ASTROFILO l’ cifici modelli evolutivi suggerisce che l'asse di rotazione possa es- sere inclinato non più di 30° rispetto all'os- servatore. Questo da- to, di per sé non mol- to significativo, as- sume una certa impor- tanza se si allarga lo sguardo a Luhman 16A. Se infatti gli assi delle due nane sono allineati, come ci si po- trebbe aspettare per oggetti di quel tipo che si trovano ad ap- pena 3 unità astrono- miche l'uno dall'altro, allora significa che Luhman 16A ruota molto più lentamente della compagna. Ciò comporterebbe o un diverso momento an- golare iniziale, oppu- re un diverso frena- mento della rotazio- ne, ma in entrambi i casi non se ne capisce la ragione. Diversa- mente, se le due nane brune dovessero ave- re periodi di rotazio- ne comparabili (come sembrerebbero indi- care recenti osservazioni), allora gli assi di ro- tazione sarebbero disallineati e ciò chiame- rebbe in causa un elemento perturbatore successivo alla formazione della coppia, o in alternativa un disallineamento primordiale, entrambi poco semplici da interpretare. È fa- cile intuire come la determinazione del pe- riodo rotazionale di Luhman 16A sarà un passo fondamentale verso la risoluzione del- la questione. Non sono comunque questi i risultati più in- teressanti emersi dallo studio di Crossfield e colleghi (pubblicati su Nature a fine gen- naio). CRIRES ha infatti consentito di distin- guere nell'atmosfera di Luhman 16B un'am- pia regione scura a medie latitudini, un'area L e disomoge- neità eviden- ziate nell’atmo- sfera di Luhman 16B dal team di Ian Crossfield. 6 mappe globali in- tervallate di 48 minuti sono più che sufficienti a coprire l’intero involucro gas- soso, che com- pleta una rota- zione in quasi 5 ore. [ESO/Ian Crossfield] particolarmente brillante nell'emisfero op- posto, verso il polo, nonché un susseguirsi di screziature in prossimità dell'equatore. Come possono essere interpretate quelle strutture? È noto che le nane brune sono oggetti substellari che non potendo con- tare sulla fusione termonucleare vanno in- contro a un lento raffreddamento. Quando la temperatura scende al disotto di circa 2300 kelvin (circa 2000°C), le particelle in so- spensione, sia liquide che cristalline, com- poste di calcio, silicati e metalli più pesanti, condensano formando una sorta di polvere globale, che sembra svanire quando la tem- peratura si abbassa ulteriormente a 1300 kelvin. Non è chiaro come e perché quella

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