l'Astrofilo marzo-aprile 2014

EVOLUZIONE STELLARE ASTROFILO l’ Per verificare i modelli e per conoscere con maggiore precisione le proprietà fisiche delle prime stelle apparse nell'universo, sa- rebbe fondamentale avere un riscontro di- retto delle abbondanze dei metalli eiettati dalle supernovae che hanno posto fine alla loro esistenza. Ma come si fa ad avere oggi un riscontro di fatti accaduti all'alba dei tempi? Sappiamo che l'universo ha un'età di circa 13,75 miliardi di anni e che per quanto a lungo possano aver vissuto le primissime stelle, sicuramente 13,7 miliardi di anni fa non c'erano già più. Erano già esplose e ave- vavo riversato gran parte della loro massa, se non tutta, nello spazio circostante. Quella massa può essersi dispersa indefinitamente, oppure può aver dato vita a nuove stelle, sia sollecitata dalle onde d'urto delle superno- vae sia per l'impatto contro nubi di gas in- terstellare. Se una stella si forma a partire dal materiale espulso da una supernova, eredita da quest'ultima la composizione chi- mica e le relative abbondanze di elementi. E se quella stella è anche di piccola massa potrà perpetuare per miliardi di anni quelle specifiche caratteristiche. I tratti distintivi di una stella di prima generazione potrebbero dunque essere ancora riconoscibili ai giorni nostri nella luce di una stella di seconda ge- nerazione. In particolare, l'abbondanza re- lativa del ferro del nuovo astro sarebbe identica a quella del materiale espulso dalla supernova. Insomma, quasi una clonazione. Per confermare il tutto bisognerebbe tro- vare una stella di seconda generazione, vec- chia di circa 13,7 miliardi di anni, con la più bassa presenza possibile di ferro nello spet- tro, il che garantirebbe che l'astro prese forma in un universo remotissimo, quando c'era ancora pochissimo ferro disperso nel mezzo interstellare. Ovviamente, non po- tendo quella stella che essere meno massic- cia e meno brillante del Sole (diversamente sarebbe già diventata qualcos'altro), è d'ob- bligo cercarla nella nostra galassia, nem- meno troppo lontano dalla Terra, altrimenti sarebbe impossibile studiarla. Da notare che una stella di seconda generazione è più vec- chia del disco della Via Lattea di quasi 5 mi- liardi di anni e ha quindi una storia pre- gressa piuttosto intrigante. Certamente abi- tava una galassia nana che poi si fuse con altre galassie nane, che infine diedero for- ma all'attuale Via Lattea. Negli ultimi anni sono state scoperte una manciata di stelle di seconda generazione, tutte con abbondanze di ferro sì bassissime ma non abbastanza da poterle attribuire al contributo di un'unica supernova. È intui- bile che se una stella dovesse contenere ele- menti generati in più di un progenitore, diventa impossibile risalire con certezza alle proprietà chimico-fisiche originarie. Tutti i dubbi sorti attorno alle più vecchie stelle S tefan Keller accanto a Sky- Mapper, un tele- scopio Cassegrain di 1,35 metri di diametro, dotato di un CCD di 268 megapixel. [ANU]

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