l'Astrofilo marzo 2013

40 PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ (Oltre al diametro, i ricercatori hanno po- tuto calcolare con precisione anche la massa della stella in questione, equivalente a 0,803 masse solari.) Una volta in possesso di tutte le informa- zioni necessarie, per il gruppo dell’Ames è stato un gioco da ragazzi determinare le percentuali di oscuramento del disco stel- lare provocato dai singoli transiti dei tre pianeti e quindi risalire con buona appros- simazione ai rispettivi diametri. Questi i ri- sultati: 3865 km per Kepler-37b (il più interno e più piccolo); 9465 km per Kepler- 37c (quello di mezzo); 25 384 km per Ke- pler-37d (il più esterno e più grande). L’intervallo di confidenza relativo a Ke- pler-37b va da 2930 a 4540 km, il che signi- fica che quel pianeta è sicuramente più piccolo di Mercurio (il cui diametro è 4879 km) e forse più piccolo anche della Luna (3476 km), o comunque del tutto parago- nabile ad essa, visto che per le ridotte di- mensioni e la vicinanza alla sua stella è inevitabilmente roccioso e privo di atmo- sfera, solo più caldo. La piccola massa complessiva del sistema planetario di Kepler-37 è confermata dal fatto che non è possibile verificarne l’esi- stenza usando la tecnica delle velocità ra- diali, in quanto la sua presenza non è suffi- ciente a spostare la stella in modo rilevabile dagli strumenti attuali. Ciò esclude anche la remota possibilità che uno o più pianeti possano essere densi oggetti substellari. La scoperta del sistema di Kepler-37 e in particolare di Kepler-37b (la cui massa è solo 1/100 di quella terrestre) ha diverse implicazioni di rilievo, la principale delle quali riguarda la quantità di pianeti di ta- glia lunare o più piccoli che potrebbero esi- stere nella Galassia. Essendo ormai chiaro che il numero dei pianeti cresce rapida- mente al decrescere delle dimensioni, visto che possono raggiungere la taglia del no- stro satellite naturale il loro numero po- trebbe superare quello delle stelle. Un’altra importante implicazione derivante dalla scoperta di Barclay e colleghi (pubblicata il 20 febbraio su Nature ) è la certezza di riu- scire a scoprire pianeti di taglia terrestre anche a distanze maggiori, sia da noi sia dalla loro stella, di quelle finora raggiunte. Tutto ciò era per la verità già nelle previ- sioni dei progettisti del telescopio Kepler, ma non sembrava sperabile il poter andare sensibilmente al disotto delle dimensioni di Marte, e invece sono state addirittura rag- giunte quelle della Luna. n L ’idea di sco- prire pianeti extrasolari dal loro transito sui dischi stellari si è dimostrata asso- lutamente vin- cente. Al telesco- pio spaziale Ke- pler sono bastati meno di 4 anni per individuare oltre 3000 candi- dati esopianeti, una parte dei quali già confer- mata con stru- menti al suolo. [NASA/Kepler]

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