l'Astrofilo marzo 2013

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ Periodo e distanza non sono tuttavia sufficienti a caratte- rizzare anche solo approssimativamen- te un esopianeta, serve almeno un’al- tra grandezza, il dia- metro. Dal momento che il telescopio Ke- pler misura con e- strema precisione i cali di luminosità ma- nifestati dalle stelle sul cui disco transi- tano pianeti, e poi- ché l’entità di quei cali è proporzionale al diametro dei pia- neti in transito, co- noscendo il diametro della stella e la sua luminosità fuori tran- sito diventa relativa- mente semplice risa- lire al diametro dei corpi occultanti. Purtroppo però non è così facile misurare il diametro di una stella. Dall’analisi spettrale ci si può fare giusto un’idea, ma non basta. In aiuto dei ricercatori viene però l’astrosi- smologia, che ha par- ticolare efficacia su stelle quiete, come appunto è Kepler-37, non a caso fatta oggetto di quel tipo d’in- dagine da parte del team di Barclay. Le tec- niche astrosismologiche consentono, attra- verso lo studio della propagazione di onde sonore dall’interno delle stelle verso le loro superfici, di sondare la struttura stellare e di valutare le oscillazioni da esse prodotte nella luminosità stellare. La frequenza di tali oscillazioni è proporzionata alle dimen- sioni della stella medesima, presentandosi a più bassa frequenza negli astri più grandi e a più alta frequenza in quelli più piccoli. C urve di luce dei transiti di Kepler-37a, b, c. La profondità dell’occultazione (qui espressa in parti per milione) è proporzionata alle dimensioni di ciascun pianeta, mentre la larghez- za varia con la di- stanza dalla stella. La dispersione del segnale è propor- zionata alla diffi- coltà di rilevarlo. [Barclay et al.] Integrando i dati astrosismici con quelli spettroscopici, i ricercatori hanno ottenuto un quadro dettagliato delle proprietà di Kepler-37 e hanno così potuto calcolare con elevata precisione (errore massimo 3%) il diametro stellare, risultato pari a 0,770 diametri solari, ovvero circa 1 072 000 km. Un risultato notevole se si considera che nelle stelle relativamente fredde di se- quenza principale, come Kepler-37, le oscil- lazioni di cui sopra sono caratterizzate da basse luminosità e modeste ampiezze.

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