l'Astrofilo marzo 2013

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ legato in molecole con atomi di idrogeno normale, è stato possibile anche tracciare la distribuzione di quest’ultimo. Da notare che è solo la seconda volta che il deuterio viene osservato oltre il sistema solare, quindi un’impresa non da poco. Dopo aver stimato con sufficiente precisione la quantità di deuterio presente nel disco di TW Hydrae, è stato semplice estrapolare quello dell’isotopo più diffuso, sapendo che ogni 100000 atomi di idrogeno normale ce ne sono 15 di deuterio (stando alle attuali conoscenze). Sommando al totale il minimo contributo delle polveri, del monossido di carbonio e di altri elementi meno diffusi, i ricercatori sono giunti all’inattesa conclu- sione che il disco di TW Hydrae pesa oltre 0,05 masse solari, quasi quanto la stella stessa. Una quantità di materia sufficiente a creare almeno una cinquantina di pianeti delle dimensioni di Giove. Considerando che i valori fino a quel mo- mento più accreditati erano di gran lunga inferiori e che il nuovo approccio del team di Bergin fornisce risultati dieci volte più accurati di quelli ottenuti in precedenza, quello 0,05 è evidentemente un valore che rimette in discussione tutte le misurazioni effettuate su tutti i dischi protoplanetari. È infatti più che probabile che tutte le masse siano state finora sottostimate, con conse- guenze non irrilevanti sull’interpretazione dei fenomeni in atto all’interno di quegli ambienti. Non bastasse questo, la ricerca (i cui risultati sono stati pubblicati a fine gen- naio su Nature ) ha un risvolto ancor più cla- moroso, che, come spesso accade, mette alle corde non pochi modelli sull’evolu- zione dei sistemi planetari. Il clamore de- riva dal fatto che TW Hydrae è sì una stella giovane, ma non così giovane da avere an- cora attorno un disco tanto massiccio. Ha infatti quasi 10 milioni di anni e quindi a quest’ora quel disco avrebbe già dovuto es- sersi trasformato in un sistema planetario, mentre invece da precedenti osservazioni sappiamo che al suo interno non dovrebbe esserci nulla più grande di qualche centimetro. Abbiamo insomma una stella che invece di aver già superato il tempo in cui può circondarsi di un si- stema planetario, si trova an- cora all’inizio di quella fase e può addirittura vedersi cre- scere attorno nei prossimi mi- lioni di anni decine di pianeti giganti, cosa finora mai riscontrata nei si- stemi planetari esaminati da strumenti in orbita e al suolo. Concludendo, le scoperte fatte sul sistema di TW Hydrae rappresentano un altro im- portante passo nella comprensione della diversità dei sistemi planetari, e l’ormai inevitabile rivalutazione delle masse dei di- schi attorno alle stelle giovanissime, ma anche non così giovani, fornirà nuove in- formazioni sui processi di formazione pla- netaria, e indirettamente anche informa- zioni sulla nascita del nostro stesso sistema solare. Sarà interessante capire quanto le diverse età delle stelle attorno alle quali i pianeti si formano siano determinanti ai fini del risultato finale. S pettacolare video che mostra con eccezionale gradualità la trasformazione di un disco proto- planetario in un sistema planeta- rio maturo. L’accrescimento dei singoli pianeti, che sembrano emergere dal nulla, e il vento stellare provvedono a spazzare le polveri e i gas che costituiscono il disco. [Space Fellowship] n

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