l'Astrofilo marzo-aprile 2025
33 MARZO-APRILE 2025 in seguito attraverso esplosioni di su- pernovae. “I modelli attuali preve- dono che con così pochi elementi pe- santi, i dischi attorno alle stelle ab- biano una vita breve, così breve in ef- fetti che i pianeti non possono cre- scere” , ha affermato la co-investiga- trice dello studio Elena Sabbi, scien- ziata capo per il Gemini Observato- ry presso il NOIRLab della National Science Foundation a Tucson. “Ma Hubble ha visto quei pianeti; quindi cosa succederebbe se i modelli non fossero corretti e i dischi potessero vivere più a lungo?” Per testare que- sta idea, gli scienziati hanno puntato Webb sulla Piccola Nube di Magel- lano, una galassia nana che è una delle vicine più prossime alla Via Lat- tea. In particolare, hanno esaminato il massiccio ammasso di formazione stellare NGC 346, caratterizzato da una penuria di elementi pesanti. L’ammasso è servito come proxy vi- cino per studiare ambienti stellari con condizioni simili a quelle del- l’universo primordiale e distante. Le osservazioni di Hubble di NGC 346 dalla metà del 2000 hanno rivelato molte stelle di circa 20-30 milioni di anni che sembravano avere ancora dischi di formazione planetaria at- torno a loro. Ciò andava contro la credenza convenzionale che tali di- schi si sarebbero dissipati dopo 2 o 3 milioni di anni. “I risultati di Hubble erano controversi, andando non solo contro le prove empiriche nella no- stra galassia, ma anche contro i mo- delli attuali” , ha affermato De Mar- chi. “Ciò era intrigante, ma senza un modo per ottenere spettri di quelle stelle, non potevamo davvero stabi- lire se stessimo assistendo a un vero accrescimento e alla presenza di di- schi, o solo ad alcuni effetti artifi- ciali.” Ora, grazie alla sensibilità e alla risoluzione di Webb, gli scienziati hanno i primi spettri in assoluto di stelle in formazione simili al Sole e dei loro dintorni in una galassia vi- cina. “Vediamo che queste stelle so- ASTROFILO l’ by NASA/ESA/CSA Ann Jenkins Christine Pulliam I l telescopio spaziale Webb ha ap- pena risolto un enigma nato da u- na controversa scoperta fatta con il telescopio spaziale Hubble più di 20 anni fa. Nel 2003, Hubble aveva fornito la prova dell’esistenza di un pianeta enorme attorno a una stella molto vecchia, quasi vecchia quanto l’universo. Tali stelle possiedono solo piccole quantità di elementi pesan- ti che sono i mattoni dei pianeti. Ciò implicava che la formazione di alcu- ni pianeti fosse avvenuta quando il nostro universo era molto giovane e che quei pianeti avessero avuto il tempo di formarsi e diventare per- sino più grandi di Giove all’interno dei loro dischi primordiali. Ma come? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno utilizzato Webb per studiare le stelle in una galassia vicina che, proprio come l’universo primordiale, è priva di grandi quan- tità di elementi pesanti. Hanno sco- perto che non solo alcune stelle lì hanno dischi di formazione planeta- ria, ma che quei dischi sono più lon- gevi di quelli visti attorno a stelle giovani nella Via Lattea. “Con Webb, abbiamo una conferma davvero for- te di ciò che abbiamo visto con Hub- ble, e dobbiamo ripensare al modo in cui modellizziamo la formazione dei pianeti e l’e- voluzione iniziale nell’univer- so giovane” , ha affermato il responsabile dello studio Gui- do De Marchi, dell’European Space Research and Techno- logy Centre di Noordwijk, nei Paesi Bassi. Nell’universo pri- mordiale, le stelle si formava- no principalmente da idroge- no ed elio e da pochissimi ele- menti più pesanti come carbo- nio e ferro, che sono arrivati I mmagine del James Webb Space Telescope di NGC 346, un enorme ammasso stellare nella Piccola Nube di Magellano, una delle galassie nane più vicine alla Via Lattea. Con la sua relativa penuria di elementi più pe- santi dell’idrogeno e dell’elio, l’ammasso NGC 346 funge da proxy vicino per studiare ambienti stellari con condizioni simili a quelle dell’universo primordiale e distante. Dieci piccoli cerchi gialli sovrapposti all’immagine indicano le posizioni delle dieci stelle esami- nate in questo studio. [NASA, ESA, CSA, STScI, Olivia C. Jones (UK ATC), Guido De Marchi (ESTEC), Margaret Meixner (USRA)]
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