l'Astrofilo marzo-aprile 2022

30 MARZO-APRILE 2022 ASTRO PUBLISHING ASTROFILO l’ di redistribuire il calore ricevuto dalla stella, mentre un ampio contrasto termico indicherebbe che il pianeta è privo di atmosfera e sostanzial- mente arido. È interessante notare che il tempo richiesto a Webb per fare questa verifica potrebbe essere tanto breve quanto una sola orbita del pianeta. Avi Loeb e Laura Kreid- berg (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, Cambridge, MA) sono convinti che se Webb potesse osservare quel sistema stella-pianeta per un paio di mesi, riuscirebbe a identificare la riga spettrale infra- rossa dell’ozono (se c’è), che a sua volta indicherebbe la presenza di os- sigeno in atmosfera. Tutti i tentativi di svelare Proxima b riassunti finora sono evidentemente vie indirette per raccogliere informa- zioni. Riusciremo mai a osservarlo e fotografarlo direttamente? Dal pun- to di vista teorico ciò è possibile sfruttando la curvatura dello spazio prodotta dalla massa del Sole. Infat- ti, la nostra stella potrebbe essere utilizzata come lente gravitazionale e ponendo un “oculare” al fuoco del- l’insolita lente si otterrebbe la risolu- zione necessaria a fotografare in det- taglio Proxima b. Questa bizzarra ma scientificamente ineccepibile idea è venuta a un team guidato da Louis Friedman (The Pla- netary Society, Pasadena, CA), che ne ha pubblicato i dettagli la scorsa e- state. Il fenomeno della lente gravi- tazionale era stato previsto da Albert Einstein oltre un secolo fa, è poi stato ampiamente dimostrato e viene oggi regolarmente sfruttato per lo studio di galassie lontanissime, che sareb- bero altrimenti imperscrutabili senza l’amplificazione della loro luce da parte di notevoli masse (tipicamente galassie o ammassi di galassie) inter- poste lungo la linea di vista. In confronto ai protagonisti cosmo- logici del lensing gravitazionale, il Sole sarebbe una lente piccolissima, ma sufficiente ad amplificare di al- meno cento miliardi di volte l’infor- mazione proveniente dal sistema di Proxima Centauri. Per avere un’idea della differenza rispetto all’imaging S chema del concetto di lente gra- vitazionale solare, che potrebbe consentire una migliore visualizza- zione di esopianeti potenzialmente abitabili. La lente naturale genera un anello di Einstein, ovvero un’im- magine deformata dell’oggetto celeste amplificato. Con apposite procedure matematiche è possibile ricostruire l’immagine reale, come se l’oggetto fosse osservato da vi- cino. [The Aerospace Corporation − Music by Lyford Rome] mano che si muove attorno alla stel- la. Sebbene non visibile direttamen- te, Proxima b dà un piccolo contri- buto all’emissione infrarossa totale del sistema stella-pianeta, emissione che è sicuramente maggiore quando rivolge nella nostra direzione l’emi- sfero illuminato (e quindi più caldo), ed è minore mezza orbita dopo, quando è l’emisfero notturno che punta verso di noi. Registrare una modesta differenza di radiazione termica fra i due emisferi suggeri- rebbe la presenza di un’atmosfera o di un oceano (o entrambi) in grado

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