l'Astrofilo marzo-aprile 2016
CRONACHE SPAZIALI nomi hanno creduto che la Nube di Smith potesse essere una galassia mancata o priva di stelle, o ancora gas prove- niente dallo spazio intergalat- tico. Se uno di questi scenari fosse vero, la nube dovrebbe contenere principalmente i- drogeno ed elio, non gli ele- menti più pesanti creati dalle stelle. Mentre se provenisse dall'interno della galassia con- terrebbe parte degli elementi che si trovano dentro il nostro Sole. Il team ha impiegato Hubble per misurare per la prima volta la composizione chimica della Nube di Smith, al fine di determinare da dove proviene. I ricercatori hanno osservato la luce ultravioletta in arrivo dai nuclei brillanti di tre galassie attive, che stanno miliardi di anni luce oltre la nube. At- traverso il Cosmic Origins Spectro- graph di Hubble, hanno misurato come quella luce filtra attraverso la nube stessa; in particolare, hanno cer- cato lo zolfo, che può assorbire la luce ultravioletta. “Misurando lo zolfo si può capire quanto la nube è arricchita di atomi di quell'elemento rispetto al Sole” , ha spiegato Fox. Lo zolfo è un Q uesta imma- gine compo- sita mostra la dimen- sione e la collocazione in cielo della Nube di Smith. Essa appare a lunghezze d'onda radio in falsi colori, come osser- vata dal Ro- bert C. Byrd Green Bank Telescope, nel West Virginia. L'immagine in luce visibile del campo stellare di sfondo mostra la posi- zione della nube in direzione della costellazione estiva dell'Aquila. La nube ha una dimen- sione angolare di 15 gradi, l'ampiezza di una mano aperta a braccio teso. Per confronto è stata aggiunta la dimensione apparente della Luna piena. [NASA, ESA, and Z. Levay (STScI)] buon indicatore di quanti elementi più pesanti risiedono nella nube. Gli astro- nomi hanno scoperto che la Nube di Smith è ricca di zolfo tanto quanto il disco esterno della Via Lattea, una re- gione a circa 40000 anni luce dal cen- tro della galassia (circa 15000 anni luce più lontana del Sole e del sistema so- lare). Ciò significa che la Nube di Smith è stata arricchita con materiale prove- niente dalle stelle. Questo non acca- drebbe se fosse idrogeno primitivo proveniente da fuori la galassia, o se fosse il residuo di una galassia fallita, svuotata di stelle. Al contrario, la nube sembra essere stata eiettata dall'in- terno della Via Lattea e sta ora ritor- nando come un boomerang. Anche se questo risolve il mistero dell'origine della Nube di Smith, sol- leva nuove doman- de: come ha fatto ad arrivare dov'è ora? Quale calamità può averla catapultata dal disco della Via Lattea e come ha fatto a restare in- tatta? Potrebbe trat- tarsi di una regione di materia oscura (una forma invisibile della materia) che è passata attraverso il disco e ha catturato gas della Via Lattea? Le risposte potranno essere trovate in fu- ture ricerche. ASTROFILO l’ L a Nube di Smith non emette luce a lunghezze d'onda visibili dal tele- scopio spaziale Hubble. Tuttavia, il Co- smic Origins Spectrograph può misurare come la luce proveniente da distanti oggetti di sfondo è influen- zata dal passaggio attraverso la nube stessa. Queste misurazioni forniscono indizi sulla sua composizione chimica. Utilizzando tale “metodo forense in- tergalattico”, gli astronomi di Hubble fanno risalire l'origine della nube nel disco della Via Lattea. Le osservazioni ultraviolette e radio combinate, cor- relate alla velocità di caduta della nube, forniscono solide evidenze che le caratteristiche spettrali siano le- gate alla dinamica della struttura. [NASA, ESA, and A. Feild (STScI)] n
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