l'Astrofilo marzo-aprile 2015
L a simulazione animata a fianco mostra l’intera- zione fra i venti delle due componenti di Eta Carinae durante i mesi del passag- gio al periastro. Il tunnel spiraleggiante è rappresen- tato con tonalità rosa-rosse. [NASA's Goddard Space Flight Center/T. Gull et al.] ASTROFILO l’ sistema, e la loro corretta interpretazione è fondamentale ai fini della conoscenza del si- stema stesso. Il team di Gull ha dimostrato che quando le due stelle si avvicinano fra loro ed Eta Carinae B inizia a immergersi negli strati più densi del guscio di gas ali- mentato dal vento di Eta Carinae A, quello stesso gas assorbe la radiazione ultravioletta della prima, impedendole di raggiungere gli strati più rarefatti, responsabili dell'emis- sione del ferro due volte ionizzato. L'assenza o la presenza di quel tipo di radiazione sono dunque già molto indicative di ciò che av- viene nel sistema stellare: ad esempio, la sua intensità può essere correlata al ritmo con cui Eta Carinae A perde massa, un ritmo che negli ultimi tre passaggi al periastro è risul- tato costante, cosa confermata dal segnale dell'elio ionizzato (rimasto invariato). Que- sta conclusione attribuisce di fatto a Eta Ca- rinae B la responsabilità dei picchi di raggi X misurati in anni recenti, picchi che ora pos- sono essere interpretati come episodici in- crementi nella perdita di massa da parte della stella più piccola, una questione che fi- nora era controversa. Complessivamente c'è ancora molto da capire sulle dinamiche che governano Eta Carinae, ma il recente lavoro di Gull e colleghi ha comunque aperto la strada a uno studio approfondito del pros- simo passaggio al periastro. n modelli 3-D delle simula- zioni, producendo delle versioni solide con una normale stampante 3-D. Così facendo, il ricerca- tore ha evidenziato delle protuberanze a forma di cresta nel flusso gassoso lungo i bordi del tunnel. Tali sporgenze, non an- cora riscontrate da osser- vazioni dirette, vengono attri- buite a instabilità nell'azione dei venti durante i mesi del massimo avvicinamento fra i due astri. Ancor più interessanti sono le conclusioni tratte da Gull e colle- ghi su alcune osservazioni chiave che svelano il funzionamento in- terno del sistema di Eta Carinae, partendo da specifiche forme di radiazione da esso emesse. È il caso di una luce blu, rilevata da telescopi al suolo, prodotta da atomi di elio ionizzati una volta (ovvero pri- vati di un elettrone) e associata alle condi- zioni del vento di Eta Carinae A. Un'altra radiazione chiave, osservata con lo Space Te- lescope Imaging Spectrograph, a bordo di Hubble, è quella emessa da atomi di ferro io- nizzati due volte (quindi privati di due elet- troni), che si genera nelle regioni in cui i gas emanati dalla primaria vengono surriscaldati dall'intensa luce ultravioletta della seconda- ria. Una terza radiazione rivelatrice è rappre- sentata dai raggi X che si producono nella regione in cui i venti delle due stelle colli- dono, creando onde d'urto che riscaldano il gas fino a centinaia di milioni di gradi. Ogni variazione di intensità di quelle tre forme di radiazione è diretta conseguenza del variare delle condizioni fisiche e/o geometriche del
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