l'Astrofilo febbraio 2014
PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ commisurata alle masse e alle di- stanze reciproche dei due prota- gonisti, ma si tratterà comunque di variazioni infinitesime e per poter sperare di registrarne qual- cuna è indispensabile uno stru- mento che osservi una gran quan- tità di stelle contemporaneamen- te e pressoché continuamente, su lunga base temporale e con ele- vatissima precisione fotometrica, presupposti che hanno convinto Kipping e colleghi a intrapren- dere la loro ricerca proprio basan- dosi sul database di Kepler, l'uni- co telescopio rispondente a tutti i requisiti richiesti. Che le esolune possano esistere sembra scontato, a meno che il nostro sistema planetario non rappresenti un'incredibile anoma- lia. Che poi quelle lune siano in grado di far variare i tempi dei transiti in modo rilevabile dai nostri strumenti è un altro discorso. Il vero problema è che per lasciare una traccia oggi rilevabile, quelle lune devono avere di- mensioni che non hanno riscontri attorno ai nostri pianeti, dimensioni planetarie, e non è detto che possano realmente esisterne. Allo stato attuale delle cose, fra gli oltre 2300 pianeti in transito sui dischi stellari (non tutti ancora confermati) esaminati dal D avid Kipping ha coordinato il gruppo di ricer- catori che ha sco- perto il pianeta transitante più si- mile alla Terra per quanto riguarda massa e diametro. In realtà quel mondo è tutt’al- tro che di tipo ter- restre, trattandosi di un mini-Net- tuno che ha perso gran parte della sua atmosfera. Qui a fianco, una rappresentazione fantasiosa di una delle esolune cer- cate dal team di Kipping nell’am- bito del progetto HEK. Per poterle scoprire con gli strumenti attuali devono avere ta- glia terrestre e di conseguenza or- bitare attorno a pianeti giganti. [D. Kipping et al.] alla maggiore precisione e potenza raggiun- te dagli strumenti di ultima generazione, è stata applicata con crescente successo. Se un pianeta ospita una luna relativamente massiccia, essa altererà ciclicamente la velo- cità orbitale del suo pianeta, rallentandolo quando lo segue e accelerandolo quando lo precede (lungo l'orbita planetaria). Tali va- riazioni si tramuteranno in ritardi e anticipi nell'inizio (e nella fine) di ciascun transito. L'entità delle variazioni sarà chiaramente
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