Astrofilo febbraio 2013

Il tempo di dimez- zamento del car- bonio-14 è di 5730 anni (con un mar- gine di incertezza di 40 anni), per- tanto misurando la sua quantità in ciò che resta dell’orga- nismo (animale o vegetale, o pro- dotto da esso deri- vato) si può stabilire da quanto tempo non vive più, ammesso però di conoscere il quan- titativo iniziale, non sempre noto con grande precisione, dipendendo da fattori variabili in grado di alterare la quantità di raggi cosmici in arrivo nell’atmosfera. Si pensi ad esempio al livello dell’attività so- lare, che quando scende ai valori minimi fa- cilita l’ingresso dei raggi cosmici di origine galattica, mentre quando è al massimo li ostacola a favore dei raggi cosmici di origi- ne solare, mediamente meno energetici e quindi meno efficaci nella produzione di carbonio-14. L’attività solare nel periodo in cui si verificò il picco evidenziato da Miyake era molto modesta, avendo da poco superato una delle fasi più basse da oltre 1000 anni a quella parte, è quindi quanto meno curioso che alcuni ricercatori abbiano frettolosa- TERRA ASTROFILO l’ N ello schema a destra è illu- strato il decadi- mento di un ato- mo di carbonio-14 in uno di azoto-14. Un neutrone del primo si trasfor- ma in una coppia elettrone-protone liberando un anti- neutrino. mente tentato di spiegare il picco di carbo- nio-14 del 774-5 proprio con un eccezionale parossismo dell’attività solare, un potentis- simo brillamento con eiezione di massa co- ronale che avrebbe riversato nello spazio interplanetario un’immane quantità di e- nergia. Ben presto si è capito che non era quella la via da seguire, se non altro perché per produrre e depositare entro un anno la quantità di carbonio-14 riscontrata nei cedri giapponesi è necessaria un’energia 20 volte superiore a quella massima prevedibile per le fenomenologie solari, e anche 10 volte superiore a quella mediamente messa a dispo- sizione dal normale flusso di raggi cosmici galattici. L’energia necessa- ria corrisponde infatti a 7·10 24 erg, più o meno quella che può essere scatenata da 17 milioni di miliardi di miliardi di tonnellate di tritolo. Per ovvi motivi, l’attenzione dei ri- cercatori si è quindi spostata sul- l’eventualità che a produrre quell’impulso energetico possa essere stata una supernova galattica. Peccato però che nessuna cronaca del 774 e degli anni successivi racconti del- l’apparizione in cielo di una stella nuova, evento che non sarebbe passato inosser- vato, essendo presumibilmente visibile an- che in pieno giorno. E se la luce di quella supernova fosse stata pesantemente assor- bita da polveri interstellari? In quel caso po- Q uesto video offre una panora- mica sui processi di formazione dei GRB lunghi e corti. I primi sono un effetto del collasso gravitazionale di stelle massicce, i secondi della fu- sione fra due astri collassati. [NASA/Goddard Space Flight Center]

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