Astrofilo febbraio 2013
AMMASSI STELLARI ASTROFILO l’ quella della Via Lattea (10-12 miliardi di anni), il che significa che la componente gas- sosa necessaria alla nascita delle stelle si è ormai esaurita da lunghissimo tempo e l’eventuale gas residuo rimasto li- bero negli angusti spasi interstellari è stato soffiato fuori dall’ammasso dagli impetuosi venti delle stelle più massicce e dalla loro successiva esplosione come supernovae. In- somma, a distanza di miliardi di anni dalle prime convulse fasi della nascita degli ammassi globulari, non sembrerebbe esserci molto di nuovo da scoprire in quelle strut- ture. Al contrario, negli ultimi de- cenni sono stati individuati al loro interno numerosi oggetti interes- santi, come ad esempio le blue straggler, stelle probabilmente rin- giovanite dall’acquisizione di massa da stelle compagne, o come varie sorgenti di raggi X associate ad astri collas- sati, nonché vari tipi di stelle variabili, nume- rose pulsar e in qualche raro caso perfino pianeti. A 47 Tucanae per ora mancano solo questi ultimi, perché il resto c’è già e in nu- mero rilevante, essendo quell’ammasso glo- bulare il secondo più grande fra gli oltre 150 appartenenti alla nostra galassia, superato solo da Omega Centauri. 47 Tucanae dista dalla Terra circa 15000 anni luce e ospita milioni di stelle in una sfera di spazio ampia 124 anni luce, che si traducono in una dimensione apparente sulla volta celeste paragonabile a quella della Luna piena. Pur essen- do chiaramente visibile a oc- chio nudo (ha magnitudine 4,9) e pur presentandosi in cielo a fianco della Piccola Nube di Magellano, fu sco- perto ufficialmente solo nel 1751, nel corso di uno dei numerosi viaggi di esplora- zione del cielo australe or- ganizzati dagli astronomi europei nel XVIII secolo. Tornando alla nuova imma- gine infrarossa prodotta di VISTA, è facile verificare come la componente stel- lare che più spicca sul fondo biancastro dell’ammasso, impreziosendolo, sia quella delle giganti rosse, astri che hanno esaurito il combustibile nucleare e che si avviano verso la fase di nana bianca. È forse utile notare che pur essendo quella qui presen- tata un’immagine infrarossa, non è nel suo insieme molto dissimile da quelle più classi- che ottenute nella banda visibile, e questo perché 47 Tucanae (come tutti gli ammassi globulari) è pressoché privo di polveri inter- stellari (o almeno di un loro quantitativo si- gnificativo). Viene insomma un po’ a man- care il grande vantaggio che ha l’osserva- zione in luce infrarossa rispetto a quella in luce bianca, che è appunto quello di mo- strare ciò che si nasconde dentro e al di là delle coltri di polvere interstellare. A sinistra, l’av- veniristica struttura del tele- scopio VISTA. La cupola si apre al tramonto per la nottata di lavoro, lasciando intrave- dere su un picco adiacente gli edi- fici del Very Large Telescope. Si noti la breve distanza che separa spec- chio primario e se- condario di VISTA. [G.Hüdepohl/ESO] pettacolare video che sfio- rando la Piccola Nube di Magel- lano ci porta dritti nel cuore di 47 Tu- canae, il secondo più grande am- masso globulare della nostra galas- sia. [ESO/DSS 2/M.-R. Cioni/ VISTA Magellanic Cloud Survey/Sta- nislav Volskiy] n
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