Astrofilo febbraio 2013

ASTROBIOLOGIA ASTROFILO l’ Il lavoro più recente in tal senso è quello pubblicato il 20 gennaio su Nature Geo- science da Joseph Michalski e dai suoi colla- boratori, i quali hanno utilizzato il Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) del Mars Reconnaissance Or- biter (MRO) per individuare carbonati e ar- gille all’interno del cratere. Dal momento che alla formazione di composti di quel tipo partecipa anche l’acqua, il trovarli avrebbe dimostrato che quell’ambiente ha cono- sciuto periodi decisamente umidi. I dati dell’MRO sono stati integrati con quelli rac- colti dalle sonde Mars Global Surveyor e Mars Odyssey e il tutto ha confermato la presenza all’interno di McLaughlin di strati sedimentari ricchi sia di carbonati sia di ar- gille, la cui origine può essere spiegata solo con l’azione di un’abbondante quantità d’acqua distribuita in tempi remoti sul fondo del cratere. Poiché non si notano re- sidui di canali che possono aver apportato copiosamente acqua dall’esterno e poiché quelli che ci sono si interrompono a una certa quota sopra i terreni stratificati, i ricer- catori sono portati ad affermare che l’acqua sia prevalentemente affiorata dall’interno del cratere e che dove i pochi affluenti si in- terrompono, lì c’era il livello delle acque, che poteva raggiungere qualche centinaio di metri. La modesta portata degli affluenti non supporta l’ipotesi che i depositi oggetto dello studio si siano originati all’esterno del cratere. Inoltre, dalla loro quantità attuale rispetto ai terreni che li contengono si può ipotizzare che si siano originati in condizioni non acide, ovvero quelle più adatte alla pre- servazione dei carbonati. Un ambiente ba- sico è meno ostile alla comparsa della vita rispetto a uno acido e la scoperta del team di Michalski rende di fatto il cratere McLau- ghlin uno dei siti più promettenti per la ri- cerca di tracce di vita su Marte. In pratica, verso quel cratere c’è una con- fluenza di elementi molto positivi: vi si tro- vano rocce sedimentarie, e sappiamo che i fossili si formano più facilmente in quelle; c’era sicuramente dell’acqua nel sottosuolo, ovvero nell’habitat meno ostile fra quelli marziani; l’acidità di quell’ambiente era bassa, fattore favorevole alla comparsa della vita. Oltre la metà della vita sulla Terra consiste in microorganismi nascosti nelle rocce del sottosuolo e visto che ci sono buoni motivi per ritenere che miliardi di anni fa il nostro pianeta e Marte fossero molto più si- mili di quanto non sia- no oggi, che cosa può aver impedito alla vita di abitare anche il sot- tosuolo marziano? La futura esplorazione di siti particolarmente favorevoli con il cra- tere McLaughlin forni- rà un giorno la risposta definitiva. n ars Recon- naissance Orbiter è la sonda che ha finora rac- colto la più gran- de quantità di immagini ad alta risoluzione della superficie mar- ziana, rivelando informazioni fon- damentali sulla chimica delle roc- ce che la compon- gono. In questo video sono rias- sunte le fasi del volo fra la Terra e Marte. [NASA] M iliardi di anni fa, un ipotetico osserva- tore seduto sul bordo di McLau- ghlin avrebbe vi- sto un panorama di questo tipo, con in primo pia- no il lago che ri- empiva il cratere.

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