l'Astrofilo febbraio 2012

9 FEBBRAIO 2012 PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ Sappiamo che nelle fasi finali della forma- zione dei sistemi planetari l’interazione fra i protopianeti e il disco di gas e polveri nel quale si sono accresciuti li porta a migrare verso l’interno, ma le differenze di densità nel disco stesso e le diverse masse dei pro- topianeti dovrebbero provocare rilevanti in- terazioni gravitazionali in grado di portare all’espulsione dei pianeti più piccoli ad opera di quelli più grandi. Sembra molto improbabile che tutti i gio- vani pianeti si spostino in armonia senza che nulla intervenga a turbare il moto di uno o più di essi. E invece i cinque pianeti di Kepler 20 convivono tranquillamente su orbite che per quanto ne sappiamo sono re- golari. Se ne deduce che la formazione dei sistemi planetari segue evidentemente vie più complesse e diversificate di quelle fi- nora considerate. Il fatto che ci siano dei nettuniani così vicini a una stella di tipo solare lascia anche per- plessi sulla possibilità che abbiano un’atmo- sfera come quella dei nostri Urano e Net- tuno. Kepler 20b dista ad esempio appena 7 milioni di km da Kepler 20, e la tempera- tura e la pressione della stella a quella breve distanza dovrebbero essere suffi- cienti a gonfiare notevolmente l’atmosfera planetaria, provocandone la graduale ma inesorabile evaporazione. È una questione che potrà forse essere chiarita solo combi- nando i dati ricavati dai transiti (che forni- sco il diametro di un pianeta, compresa l’eventuale atmosfera, se sufficientemente densa) con i dati ricavati dalle oscillazioni misurate nel moto rettilineo della stella e dovute alle masse dei tre pianeti maggiori. Purtroppo, a causa di comprensibili limiti strumentali, non sembra invece possibile determinare in alcun modo le masse di Ke- pler 20e e Kepler 20f, che per le modeste di- mensioni non dovrebbero essere in grado di trattenere un’atmosfera in quelle proibi- tive condizioni: si stima che la loro tempe- ratura superficiale raggiunga rispettiva- mente i 760°C e i 430°C, quindi due piccoli mondi assolutamente roventi. Solo per il più lontano Kepler 20f c’è una remota pos- sibilità che sia circondato da una tenue at- mosfera residua. Per quanto riguarda la composizione chimica, considerazioni teo- E cco come po- trebbe appa- rire Kepler-20f, il pianeta extraso- lare con le dimen- sioni più vicine a quelle della Terra. Il suo diametro supera quello del nostro pianeta di appena 350 km! Anche se in que- sta raffiguara- zione può dare l’impressione di essere ospitale, in realtà la sua su- perficie è un in- ferno, avendo una temperatura su- periore ai 400°C. [NASA/Ames/JPL- Caltech]

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